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per questa gente tutto è privato
Consiglio la lettura di questo articolo, dal quale si apprende che il governo intende impedire – di fatto, ovvio; formalmente tutto resta uguale! – ai lavoratori di rivolgersi al giudice del lavoro.
Nell’ottica generale della privatizzazione del mondo, il lavoro sarà sottratto alle pronunce in nome del popolo italiano (cioè al giudice del lavoro), e riportato nel pozzo nero delle dinamiche dei rapporti di sopraffazione e di potere.
All’assunzione, i lavoratori potranno essere costretti a firmare l’accettazione del fatto che le controversie con il datore di lavoro saranno risolte da un arbitrato.
Certo: il disegno di legge dice che sarà la contrattazione nazionale a individuare gli ambiti di applicabilità dell’arbitrato, ma dice anche che se entro un anno non si sarà l’accordo, allora, be’, che sarà mai, decide il ministero.
Il quale ha senz’altro ogni interesse a trovare un’intesa, no?
Addio articolo 18.
Quello che che m’impressiona di più, però, è l’ipocrita volgarità del commento che c’è in fondo al pezzo.
Parla Giuliano Cazzola, relatore del provvedimento ed ex sindacalista Cgil passato da tempo al fondamentalismo padronale:
Bisogna smetterla di considerare i lavoratori come dei “minus habens”, incapaci di scegliere responsabilmente e consapevolmente un percorso giudiziale o uno stragiudiziale (l’arbitrato, ndr), per dirimere le loro controversie di lavoro».
La differenza di potere tra un datore di lavoro e un lavoratore gli sfugge completamente, anima bella.
Se ne frega, lui.
Tanto, può permetterselo.
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