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grande e grasso
Autolesionisticamente – in effetti è un po’ di tempo che è diventato livido e incazzoso – ho letto quel che ha scritto Aldo Grasso su «Raiperunanotte».
Scrive Grasso: sì, bello, esperimento multipiattaforma importante; cosa buona e giusta. Ma…
… Ma il problema, e grave, è un altro.
Quando Luttazzi conclude il suo monologo ricordando che «odiare i mascalzoni è cosa nobile» non fa un enorme regalo elettorale a Berlusconi?Fomentare l’odio, alla vigilia delle elezioni, non è un atto di irresponsabilità?
Se oggi la maggioranza reagirà pesantemente sarà inutile nascondersi dietro la retorica della libertà d’espressione o della rivoluzione.
Anche tenuto presente che non sono fra i supporter più accaniti di Santoro e della compagnia di giro che fra Fazio, Dandini e Floris costruisce una a modo suo patetica e politicamente stucchevole «società dello spettacolo» di quelli che si ritengono molto fighi (ma so che questo è un problema mio), quel che dice Grasso significa due cose.
La prima è che per non fare «regali elettorali» a Berlusconi, d’ora in poi sarà bene che tutti coloro che non sono d’accordo con lui ne intessano lodi sperticate, onde evitare di apparire «fomentatori d’odio».
La seconda è che siccome a levare dai piedi Santoro, Floris, Luttazzi e gli altri è stato Berlusconi, non io, incazzarsi contro chi censura, chiude, fa il padrone, telefona alle autorità di garanzia per levare di mezzo le trasmissioni che gli stanno sul ca*** e dopo tutto questo rompe ancora le palle facendo la vittima, non è fomentare l’odio: è reagire.
Piaccia o no al neo-terzista Grasso, incazzarsi con chi toglie spazi non è fomentare l’odio: è reagire.
All’odio, forse piace dire a qualcuno.
Certamente all’arroganza.
Quando un capo del governo chiude le trasmissioni a me sembra che la buona educazione di chi reagisce sia l’ultimo dei problemi.
Vuol dire che la situazione è gravemente compromessa dall’arbitrio dell’imperatore.
E in quelle situazioni c’è spazio solo per l’incazzatura.
A meno che non si pensi che la propria situazione di privilegio – non so: ville, yacht, case all’estero, opere d’arte… – consenta di alzare le spalle, o di preoccuparsi della buona educazione.
Ci stanno tagliuzzando e facendo a pezzettini, ma noi dovremmo dire «scusi, eccellenza Berlusconi, se non le è di troppo incomodo potrebbe per cortesia evitare di infilzarmi con quella lama? Mi fa uscire un po’ di sangue, sa, e non vorrei sporcarle l’abito di Caraceni che le è costato così tanto. Vorrei dirle che non sono d’accordo con lei, ma farò di tutto affinché lei possa sempre esprimere la sua opinione, anche se la sua opinione diventa legge e la mia no; anche se la sua opinione è quella che chiude gli spazi per me e la mia opinione è ciò che lei schiaccia».
Servilismo, insomma.
Feudalesimo…
stavolta è Grasso, ma si sente dire spesso, questa ragionevolezza, questa giustezza nell’interpretazione di ciò che l’altro fa, questa corretta esposizione dei fatti. Mai che ci si fermi (o si arrivi) a ‘e allora, cosa si fa?’ Stiamo diventando un popolo di gente seduta che guarda e commenta. CI si arrossano i culoni, ci agitiamo e ci spintoniamo (hai visto quello? hai visto quell’altro?). Ma sono cose che vengono dette da seduti. E seduto non è solo Grasso.
L’equidistanza politica produce assenza di azione, anzi dico meglio, assenza di pensiero applicato, quello che prende la realtà, la tiene ferma un attimo se morde, la sospinge se sonnecchia, la mescola, la intruglia, la sperimenta. Ci gioca.
Qui cavolo non gioca più nessuno. Seduti.
v
E se fosse l’assenza di pensiero a produrre l’arrossamento dei nostri culoni?
Comunque hai ragione.
Tutti seduti.
Tutti seduti anche noi che guardiamo Santoro, sia detto. tutti seduti perche’ lo scontro e’ tutto televisivo. Basta essere telespettatori per partecipare. Oggi lo ha scritto bene Michele Serra http://tinyurl.com/yesv8nz : si puo’ leggere tutto il suo pezzo come un commento sui modelli televisivi, sullo stile televisivo, senza che la politica c’entri o quasi. Faccio il caso dell’intervento di Luttazzi, che ha avuto alcuni passaggi memorabili. Lo stile di Luttazzi e’ ‘osceno’ non tanto per i riferimenti sessuali, quanto perche’ ci parla di una televisione che in Italia per il momento non esiste, e’ fuori scena. Luttazzi sarebbe banalmente in televisione (certo, in seconda serata) in moltissimi paesi europei. Nel nostro sistema attuale e’ un corpo estraneo, prima che politicamente, direi dal punto di vista del linguaggio televisivo. Parla ad un pubblico che per il momento non ha ancora il suo programma televisivo, in Italia. Che poi si possa fare la rivoluzione di cui parlava Monicelli da seduti, e guardando programmi televisivi, questo e’ un altro discorso.
Aggiungerei solo che lo scontro non è solo televisivo, ma avviene anche sui giornali, e ci coinvolge però anche lì in qualità di spettatori alzanti palette.