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belpietro canarino in miniera
Di tutta la vicenda delle intercettazioni della procura di Trani sulle interferenze berlusconiane sulla Rai quello che mi colpisce sopra ogni altra cosa non è il fatto in sé (gravissimo), o l’ispezione decisa dal ministero della Giustizia, o il fatto che Berlusconi e i suoi intendano ora far passare per normali – di più: come legittime e doverose – le pressioni su un organo di garanzia.
La cosa che mi fa venire i brividi è che un giornalista, Maurizio Belpietro, venuto a conoscenza del fatto che Michele Santoro stava preparando una puntata di Annozero sul processo Mills (e l’aveva saputo perché Santoro l’aveva invitato a partecipare), abbia telefonato a Berlusconi per dirglielo.
Per quanto amici si possa essere di un pezzo di potere (e che pezzo, parlando di Berlusconi!), un giornalista dovrebbe astenersi dall’essergli sodale e collaterale.
Il dovere professionale di un giornalista non è avvertire il potere che i colleghi stanno lavorando su una cosa che quel potere investe.
Un giornalista non si può fare delatore, o utilizzare per scopi suoi (o altrui) le informazioni di cui viene in possesso nell’esercizio della sua professione.
Succede anche a sinistra, per carità.
Ma questa volta è successo a destra.
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