che schifo la società dello spettacolo (degli altri)

Emma Bonino dice che nel regolamento approvato dalla commissione bicamerale per la vigilanza sulla Rai non vede ragioni di scandalo.
Io sì.

il regolamento

Il testo integrale del regolamento si trova qui.

Ne estraggo due parti che mi sembrano interessanti e significative.

articolo 2

«c. sono programmi di informazione i telegiornali, i giornali radio, i notiziari, i relativi approfondimenti e ogni altro programma di contenuto informativo a rilevante presentazione giornalistica, caratterizzati dalla correlazione ai temi dell’attualità e della cronaca, purché la loro responsabilità sia ricondotta a quella di specifiche testate giornalistiche registrate ai sensi dell’articolo 10, comma 1, della legge 6 agosto 1990, n. 223. Essi sono più specificamente disciplinati dal successivo articolo 6; (Ci arriviamo fra un momento)

d) in tutte le altre trasmissioni della programmazione nazionale della RAI, nonché della programmazione regionale nelle regioni interessate dalla consultazione elettorale, È VIETATA, A QUALSIASI TITOLO, LA PRESENZA DI CANDIDATI O DI ESPONENTI POLITICI E NON POSSONO ESSERE TRATTATI TEMI DI EVIDENTE RILEVANZA POLITICA ED ELETTORALE, OVVERO CHE RIGUARDINO VICENDE O FATTI PERSONALI DI PERSONAGGI POLITICI».

articolo 6

«2. I direttori responsabili dei programmi di cui al presente articolo, nonché i loro conduttori e registi, devono assicurare in maniera particolarmente rigorosa condizioni oggettive di parità di trattamento tra tutti i soggetti di cui all’articolo 3, comma 5, del presente regolamento, fondate sui dati del monitoraggio del pluralismo, al fine di consentire l’esposizione di opinioni e posizioni politiche, e devono assicurare ogni cautela atta ad evitare che si determinino situazioni di vantaggio per determinate forze politiche o determinati competitori elettorali.
A tal fine i direttori responsabili dei notiziari sono tenuti settimanalmente ad acquisire i dati di monitoraggio del pluralismo relativi alla testata diretta ed a correggere eventuali disparità di trattamento verificatesi nella settimana precedente.
Essi inoltre curano che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata, e che, nei notiziari propriamente detti, non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta di candidati, di membri del Governo, o di esponenti politici.

un nuovo organismo supremo?

In relazione alla faccenda della cosiddetta «par condicio», già io trovo completamente sconvolgente che la responsabilità di scegliere gli interlocutori non possa venire lasciata nelle mani dei giornalisti.
Per carità: noi giornalisti faremo anche orrore, ma siamo gli unici soggetti a cui l’ordinamento istituzionale italiano consente il diritto di scegliere cosa, e chi, siano notizie oppure no.
Presto forse qualcuno se l’inventerà (meglio: lo re-inventerà), ma almeno finora non c’è un organismo magari politico deputato alla definizione di ciò che si debba considerare notizia e ciò che al contrario notizia non è.

la turpitudine del pollaio

Il turpe argomento berlusconiano del «pollaio» non esercita su di me il minimo fascino; non perché mi piacciano le trasmissioni in cui le persone si parlano l’una sopra l’altra, ma perché il passo successivo a quello del «pollaio» mi sembra quello dell’«aula sorda e grigia».
Credo, insomma, che un uomo delle istituzioni dovrebbe portar rispetto, se non ai contrappesi del suo potere (che purtroppo mal tollera), almeno al lavoro degli altri, per quanto poco gli piaccia.

niente fatti o vicende di politici

Quanto al regolamento, a me sembra sconvolgente che sia fatta menzione a VICENDE O FATTI PERSONALI DI PERSONAGGI POLITICI come argomenti che non si possono affrontare.
Sconvolgente che lo si debba scrivere, sì.
Ma anche sconvolgente che lo si debba impedire.
D’accordo che non si possono affrontare nei programmi che non siano di approfondimento giornalistico; ma non è che nei tg e nei programmi di approfondimento giornalistico se ne possa invece possa discutere poi molto. No?

che idea fascista di politica

Tra l’altro, considero allucinante che si possano ritenere non affrontabili, in programmi non giornalistici, «temi di evidente rilevanza politica».
Come per esempio, che so, la disoccupazione.
O la storia di una donna discriminata.

i registi???

In primo luogo, è estraneo a qualunque logica affidare ai registi – ai r-e-g-i-s-t-i – che non appartengono a nessun ordine professionale, non sono giornalisti, e sono tenuti ad avere competenze di tutt’altro genere, la responsabilità di «assicurare in maniera particolarmente rigorosa condizioni oggettive di parità di trattamento».
Tipo che se uno dell’Udc viene ripreso mentre si infila un dito nel naso, bisognerà immediatamente persuadere anche Bondi a mettersi nella medesima narice il medesimo dito, e per lo stesso tempo, di modo che anch’egli possa venir ripreso in quella poco elegante occupazione.

una follia dolosa

In secondo luogo, invito a leggere dentro le parole «i direttori (…) curano che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata».
Ecco.
Questa è pura follia.
Dolosa, però.
I direttori dovrebbero leggere nella mente degli «utenti» in base a criteri «oggettivi» se Vespa o Santoro abbiano manifestato «specifici orientamenti politici».
Ma chiedo scusa, benedetti componenti della commissione di vigilanza: siete veramente così poco avveduti da ritenere che il problema sia l’oggettività? Il non avere opinioni?
Se cercate gente che non abbia «specifiche opinioni politiche» state cercando degli stupidi matricolati.
Avete idea?
Vi servono proprio loro?

neutro, cioè dalla mia parte

In più: che idea avete di «neutralità»? Per voi chi è «neutro»?
Io lo so che forzo la lettera di quel che c’è scritto, ma se non la forzo il regolamento non ha senso, perlomeno in questa parte.
E quindi, forzando la lettera, ecco qua cosa secondo me intendevate voi: che è neutro chi elogia la maggioranza.

asso pigliatutto

Se la valutazione della neutralità è «politica», infatti, non c’è nessun altro modo per definirla se non ricorrendo al criterio della maggioranza.
Ci si conta.
Tu credi che la conduzione riflettesse uno «specifico orientamento politico»? Sì, no, sì…
E siccome a decidere è la maggioranza, «neutrale» sarà non ciò che è neutrale (peccato che questa gente non capisca, o finga di non capire, che la neutralità non esiste, e che l’importante è al contrario esplicitare senza stupida pruderie qual è il punto di vista di chi parla, di modo che chi ascolta possa fare la tara), ma ciò che è di parte.
Dalla parte della maggioranza, però.

un rimando sulla par condicio

Sulla retorica della par condicio e del contraddittorio come garanzia di equità, rimando a questo post.

due messaggi ai gruppettari di fb

Quanto a quelli che su Facebook han fondato frettolosamente il gruppo «oh, sì, sì, che meraviglia, vogliamo Emma “governatrice” del Lazio», lascio qui per loro due messaggetti.

rispettate le parole

a) il «governatore» è una figura istituzionale che in Italia non esiste.
Usare le parole degli altri è ammettere la propria sconfitta politica, civica e giornalistica (ai masochisti che amano i testi lunghi consiglio di dare un’occhiata qui).

attenti al beniamino che delude

b) Fondar gruppi su Facebook serve solo a sentirsi, oh yeah, attivi e partecipi di una grande comunità di gente che la pensa uguale e poi invece scopri che la pensano tutti in modo diverso, ma non importa, è stato bellissimo per sei giorni sentirsi parte di qualcosa di grande.
A tal punto il fenomeno è sociologicamente e politicamente rilevante che alla fine scopri di pensarla diversamente perfino dal beniamino a cui avevi dedicato il gruppo.
In questo caso, Emma.
Direi.

società dello spettacolo

Cose che succedono, quando c’è troppa fretta.
Cose che succedono, quando si pensa che Facebook, i social network e la Rete siano le nuove magnifiche forme di politica miracolosamente generate dalla morte della politica.
Cose che succedono, quando dimentichiamo che cosa sia la politica e pensiamo al mondo come a quella «società dello spettacolo» contro cui ci scagliamo con parole di fuoco, senza capire che questa «democrazia della paletta» e del gruppo su Facebook che tanto ci piacciono sono l’unica finzione di democrazia resa possibile dalla «società dello spettacolo».
Ci fa schifo la società dello spettacolo, insomma. Ma solo quella degli altri.
La nostra, quella che ci rifacciamo da soli, ci piace un casino.

ma a chi parliamo?

Oh, sì, datemi Emma governatrice!
Oh, Giorgio, non firmare il processo breve!
Ma a chi stiamo parlando?
A Emma?
A Giorgio?
A dio?
O a noi stessi?