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propaganda e bugie
«Non potrà assistere ai funerali», c’è scritto.
Mio dio, ho pensato leggendo: han ragione gli avvocati. Che inutile crudeltà, che decisione disumana, che orrore.
Poi ho letto il pezzo.
I funerali di Susanna Cerutti, 17 anni, saranno celebrati martedì pomeriggio alle 15 a Broni (Pavia). Rosanna Gariboldi non potrà essere presente alla cerimonia: non ha neppure chiesto il permesso di uscire dal carcere.
Dunque, il titolo dice il falso.
Non è vero che «non potrà».
È vero che «non ha neppure chiesto il permesso».
E non è vero che l’avvocato giudica «accanimento» il fatto che Rosanna Gariboldi non sia stata ammessa a partecipare al funerale della nipote (cosa che del resto, secondo il pezzo, non ha chiesto), ma il fatto che «ci si accanisce con una donna ricorrendo ad una carcerazione preventiva che non riconosce neppure la pietà umana con il rispetto delle festività familiari più sentite».
In pratica, non l’hanno mandata a casa per Natale.
Altro che funerale.
Al momento, sul sito nazionale di Repubblica, c’e’ un titolo che dice: “L’ospedale lo rifiuta, si getta nel Tevere – aspettava da quattro ore il ricovero”. Poi si segue il link ( http://tinyurl.com/yf22nvg ) e nella pagina della cronaca romana il titolo diventa: “Esce dal Fatebenefratelli e si butta nel Tevere: disperso”. Leggendo la cronaca si trova tutta un’altra storia,dove tra l’altro si apprende che la persona stava per essere ricoverata nel reparto di psichiatria. L’unica fonte che corrobora il primo titolo e’ il commento di una guardia giurata del pronto soccorso.
E’ un sistema di riportare le informazioni che trovo deprimente: la ‘voce’ della portineria che diventa la notizia. (nel caso che fai tu, addirittura il ribaltamento della notizia che diventa la notizia).
E poi mi deprime l’idea che il giornalista pensi che l’unico modo per interessarmi e’ quello di stupirmi con la storia fenomenale; che se io trovassi un titolo piu’ sobrio, non leggerei il suo pezzo.
ps: uso il termine ‘deprimente’ non tanto per dire, mi deprime davvero.
Lo so.
Deprime molto anche me.
Ho avuto modo di leggere sul suo blog “propaganda e bugie” riguardante la Sig.a Gariboldi e spontaneamente ho fatto alcune considerazioni: penso che in alcuni casi noi dovremmo dismettere i panni di politici, giornalisti, scrittori, critici, commentatori, ecc. e tornare ad essere semplicemente uomini ragionando un pochino con il cuore in mano.
Con tutta sincerità non so se il giornalista abbia detto due cose diverse volutamente o si sia semplicemente sbagliato, non lo so ma le dico in tutta onestà che in questo caso non mi interessa nemmeno saperlo. L’unica cosa che so con assoluta certezza è che c’è una famiglia che sta vivendo un dolore immenso che non passerà mai per la perdita di una ragazza di neanche 17 anni e che in carcere c’è una donna che non ha potuto vedere sua nipote nemmeno negli ultimi giorni di vita e non è riuscita a partecipare ai funerali. Penso che queste persone abbiano almeno diritto al silenzio, penso che davanti ad un dolore così grande i mezzi di comunicazione abbiano il dovere di evitare sterili polemiche, penso che a ben pochi importi se il titolo forse dice una cosa diversa rispetto all’articolo; c’è qualcosa di ben più importante dell’articolo, del titolo, della notizia ad effetto, ecc., c’è la vita spezzata di una ragazza di 16 anni e una famiglia distrutta.
Spero che non ne abbia a male perché non è mia intenzione dare lezioni a nessuno, ripeto che sono solo mie semplici considerazioni venute dal cuore.
Cordialmente.
G.Testori
Benvenuto, Gian.
Ha ragione: è terribile la vicenda della ragazza e della sua famiglia.
E ha anche ragione sul fatto che la comune natura umana dovrebbe metterci in condizione di capire le tragedie delle altre persone, il peso che grava sui loro cuori, la loro solitudine e la loro paura.
Però io sono una giornalista, e se vedo che un collega utilizza una tragedia come questa per asserire il punto che la magistratura è crudele – per affermare, insomma, un punto politico inteso in senso ampio – credo di avere il diritto e pure il dovere di dire che la crudeltà dei magistrati non c’entra.
È evidente che se il collega ha fatto semplicemente un errore la mia valutazione del caso è differente; però io credo che i giornalisti portino una responsabilità grande. Devono cercare di essere il più possibile precisi.
A ciascuno il suo, Gian.
Ai magistrati il compito di decidere sulle istanze dei detenuti (e se la signora Gariboldi avesse chiesto di partecipare ai funerali e ne avesse ottenuto un rifiuto, anch’io avrei pensato che la risposta era crudele).
Ai lettori il diritto/dovere di comprendere la realtà, se vogliono.
Ai giornalisti il dovere di informare correttamente.
E al cuore di chiunque – magistrati, lettori e giornalisti – la facoltà di piangere per una vita così straziata dalla malattia.
Grazie per essere passato per di qua.