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maltese, le primarie e la realtà invertita
A proposito delle primarie pugliesi del Pd vinte da Vendola, dice Curzio Maltese:
D’Alema raccoglie la peggiore sconfitta in quasi quarant’anni di vita politica. Nella partita pugliese si era speso più di tutti, più di sempre.
Neppure nel 2001, quando era in gioco il suo stesso seggio a Gallipoli, D’Alema aveva fatto tante telefonate, partecipato a tanti dibattiti televisivi, macinato chilometri e chilometri su e giù per il Tavoliere.
Accanto al pupillo Boccia fino all’ultimo. A costo di far rinviare la nomina al Copasir.
A costo di fregarsene della par condicio per apparire con un implicito appello al voto a dodici ore da una consultazione popolare sullo schermo della tv pubblica, di Raitre, nel salotto di Fabio Fazio.
Come non ha mai fatto neppure Berlusconi con le reti di proprietà.
In queste primarie non tifavo per nessuno, su Vendola ho opinioni piuttosto vaghe, e D’Alema non mi è nemmeno simpatico.
Ma come può Maltese pensare che le primarie del Pd siano equiparabili a «una consultazione popolare» di rilievo istituzionale, nell’imminenza della quale si sarebbe dovuta osservare la «par condicio»?
Sono elezioni vere?
Sono chiamati a votare tutti i cittadini o solo quelli che stanno da una parte?
C’è qualche pubblico ufficiale che controlla lo svolgimento e la regolarità dell’elezione per conto dello Stato e, dunque, dei cittadini?
Come può Maltese sovvertire la realtà fino al punto di dire che nemmeno Berlusconi s’era mai spinto a tanto?
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