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il razzismo, i numeri e le idee
Non sono per niente sensibile all’ipotizzato nesso – in un senso o nell’altro – fra immigrati e criminalità.
Se anche fosse ben più che dimostrato che gli immigrati delinquono infinitamente di più che gli italiani, io penso che potrei considerare del tutto ovvio che persone che non riescono nemmeno a capire in quale diavolo di direzione sta cambiando la loro vita («regolari» o no che siano le loro carte) siano così disorientate da poter diventare strumento dei più spregiudicati fra i bastardi.
E penso che il mescolamento fra le persone del mondo abbia tempi e modi che nessun legislatore benintenzionato può alterare in modo radicale; nella migliore delle ipotesi, chi dice il contrario – «noi faremo», «noi ridurremo», «noi leveremo di mezzo», «noi qui» e «noi là» – mente inconsapevolmente.
Però, ciò premesso, mi domando cosa intenda dire esattamente Repubblica.it quando, sostenendo di citare l’Istat, scrive che «il tasso di criminalità degli immigrati regolari, in Italia, è solo leggermente più alto di quello degli italiani»
Se le cifre sono quelle riportate, il cosiddetto tasso di criminalità a me risulta essere il doppio; altro che «solo leggermente più alto».
Leggo che fra gli immigrati regolari il tasso è «fra l’1,23 e l’1,4%» (qualcuno mi sa spiegare l’oscillazione?), e che fra gli italiani è lo 0,75.
A me sembra che 1,4 sia quasi il doppio di 0,75.
E al di là della considerazione che a occhio condivido – e cioè che la stragrande maggioranza degli immigrati «irregolari» viene catalogata in situazione di «criminalità» in ragione esclusiva della sua situazione di clandestinità – mi domando che senso abbia ragionare in termini di numeri.
La dico in un altro modo: se per caso in un anno specifico le persone straniere risultassero essere state denunciate e condannate in numero spaventosamente più alto di quello degli italiani denunciati e condannati, io, per sostenere comunque che la mobilità delle persone che cercano una vita migliore è un diritto, cosa dovrei dire?
Che i conti son sbagliati?
Che mi frega dei conti, mi viene da dire.
Son persone come me, e diverse da me.
Chi vuole un mondo senza criminalità forse dovrebbe trasferirsi su Marte.
Continuare a ribattere ai razzisti con le cifre è una strategia che giudico stolta e perdente, perché non riconosce dignità alle argomentazioni ideali e postula il riconoscimento implicito che l’unico piano di «ragionamento» (per così dire) possibile è quello fissato dagli altri.
Dai razzisti, intendo.
GIUSTO RIPETERE CHE NON BASTANO I NUMERI, che il diritto alla mobilità va difso a prescindere dalla sociologia dell’immigrazione.
Ma cosa c’entra il razzismo con la verifica certa dei dati? Il razzsimo si basa sulla sacralizzazone della percezione popolare, cioè sulla vaghezza di sentimenti viscerali che possono essere costruiti o decostruiti. Decostruiti proprio dalle statistiche, dai grafici, dalle certezze dimostrate. L’associazione continua di immigrazione e delinquenza porta la Lega al 10 %, mica bubbole! Questo partito xenofobo accende fuochi dove ci sono fiammelle, e facendo così lucra sulle tensioni sociali che tanto saranno altri a dover pagare e soffrire. Queste persone hanno creato una nazione immaginaria dal nulla (la cosiddetta Padania, che io chiamerei Cacania), manipolano in continuazione mezze verità (non nego che i problemi ci siano) per far trionfare le mezze menzogne. Il loro ducetto è uno che ogni mattina faceva finta di andare a lavorare in ospedale, che ha fatto finta d’essersi laureato, che di certi libri sul comunitarismo non capirebbe nemmeno le prime dieci pagine. Un impostore di successo, in una terra di lavoro cieco e di ignoranza superba. Credono che l’illegalità sia un affare del Mezzogiorno e non sanno che la Lombardia è la quarta regione per attività mafiosa, non sanno che gli imprenditori del Nord hanno sempre fatto affari con le mafie per seppellire nelle terre meridionali i loro sporchi rifiuti, dimenticano che il Nord è inondato dalla droga e dal cemento … La verità è la prima extracomunitaria, difendiamo il diritto alla verità!
Ciao, Luca.
Sì.
Ho tre cose da aggiungere:
– la prima è che i numeri da soli non servono a niente di inequivoco, e si prestano a molte letture anche contrastanti e ideologiche, perciò non è che abbiano una forza intrinseca da opporre ai razzisti e il gioco è fatto. L’esempio che portavo prima, per dire, puntava a far risaltare questa faccenda: che cosa facciamo se per ragioni che ci sono sconosciute un bel giorno scopriamo che gli stranieri sono denunciati e condannati in numero ben superiore agli italiani? Ci ritiriamo in casa e diciamo che hanno ragione i razzisti?
– La seconda è che tu parli di «verifica certa dei dati» come se credessi che questo è possibile. Io non lo credo. Già i dati come li presenta Repubblica, citando una forbice fra l’1,23 e l’1,4 mi sembrano del tutto incompatibili con la definizione di «certo».
E poi, per esempio: poniamo caso che a Rosarno siano stati denunciati – facciamo un esempio – gli stranieri che hanno partecipato ai disordini.
Quanti saranno stati?
Cento?
Centocinquanta?
Agli atti risulteranno centocinquanta (faccio per dire) stranieri denunciati, e magari tre soli italiani denunciati, quelli che li avevano impiegati a lavorare in nero e li tenevano a vivere tra i topi.
La «dura» forza delle cifre sarebbe che sono delinquenti 150 stranieri, e «solo» tre italiani.
E a te sembrerebbe una ricostruzione corretta, questa?
– La terza è che non credo sia possibile in alcun modo convincere coloro che credono alle cifre dei razzisti opponendo altre cifre.
Continuare a parlare di numeri non fa che aumentare il «rumore».
Secondo me – ma è una mia opinione – bisogna cominciare a riprenderci il nostro piano di discussione, il piano delle nostre idee.
Che per quanto mi riguarda, in questo caso, si concentrano in pochi punti: chiunque ha il diritto di muoversi per il mondo.
Federica io apprezzo cosa vuoi dire ma, a costo di essere enfatico, vorrei ancora provare a portarti dalla parte della difesa strenua della verità, contro una comunicazione politica che usa costantemente trappole retoriche e sofistiche tese a far cadere la credulità dei cittadini-spettatori. Innanzitutto: fossero divere le statistiche, certo, combatteremmo comunque per la libertà di migrare.
Certamente i numeri non sono inequivoci, ma la stessa battaglia della loro interpretazione va assolutamente fatta! Ovviamente la dura forza delle cifre va inquadrata nel contesto specifico e va spiegata.
Ad esempio la percezione degli italiani dice che ci sono il 23% degli immigrati, invece sono il 7%! Capisci che questa verità ha un immediato effetto politico! Negli ultimi vent’anni il numero di reati è DIMINUITO, mentre il numero degli immigrati è aumentato el 420 %!
Molti credono che gli arrivi siano soprattutto quelli delle carrette del mare, invece questi superano di poco il 10 %!
Molti credono che ci sia un’invasione degli immigrati islamici, in realtà al primo posto degli arrivi abbiamo i romeni che sono ortodossi. E molti nordafricani sono poco praticanti: nella mia provincia, Monza e Brianza, su 24.000 islamici solo 2000 risultano frequentare i luoghi di preghiera.
Pochi sanno che dal 1995 ad oggi sono morti nel Mar Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere l’Italia, circa tredicimila uomini!
Pochi sanno che trenta milioni d italiani sono espatriati nel mondo nel XX secolo.
Pochi sanno che al secondo posto, negli spostamenti interni all’Ue, (dopo i romeni)ci sono proprio gli italiani!
Le cifre dei razzisti NON SONO CIFRE, sono falsità. La persecuzione degli stranieri si basa su queste falsità. Il “piano delle nostre idee” è quello del metodo scientifico nella ricerca delle verità, non quello della legittimazione del rumore mediatico, ricco di banalità e slogan.
Io sono dalla parte della difesa della verità, Luca.
Non hai bisogno di portarmici.
È che la mia verità non ha sempre bisogno delle cifre.
Quel che dico è che dicendo a un leghista testa di legno che gli immigrati non sono il 23 per cento ma il sette per cento lui ti dice «embè? Ancora meglio: sembrano addirittura di più, da quanto casino fanno».
Se io non mi preoccupassi della questione delle cifre, Luca, secondo te mi sarei posta il problema della forbice dei dati di Repubblica? Mi sarei posta il problema del MODO in cui i numeri vengono dati?
È chiaro che riportando dei numeri occorre principalmente che i numeri siano corretti!
Ma quel che dico è che la loro correttezza non serve a un cavolo.
E che essi sono asservibili.
Non credo, però, che sia stata la percezione ad avere un effetto politico; credo che sia accaduto il contrario: che qualcuno abbia lavorato perché la percezione dei dati – il 23 per cento di cui dici – fosse distorta.
e a quel punto, dirgli che sono il 7 per cento non serve a niente.
E in più: se fossero il 23 per cento tu penseresti che loro hanno comunque il diritto di essere razzisti?
Dopodichè, d’accordo su tutto.
Figurati se posso pensare che i leghisti abbiano ragione.
questo tuo articolo mette in evidenza, almeno credo, l’abbandono del campo politico da parte di partiti ( il pd ) e ahimè di un giornale ( e del sito ), di cui sono lettore. Per quel che mi ricordo negli anni ’90 si parlava di stranieri e basta. Sia tra la gente che tra in tv. Oggi Maroni si fa bello distinguendo fra regolari e irregolari, questo io penso sia un nuovo tipo di razzismo, e invece di ribattere appunto con un’idea come quella che le persone hanno diritto di muoversi per il mondo, e che le migrazioni comportano dei cambiamenti e che vanno affrontate con pazienza e intelligenza, ci si arrocca maldestramente attorno ai numeri senza accorgersi che si fa il gioco avversario.
Tu dici che la correttezza delle cifre “non serve a un cavolo”.
Io, per riassumere, dico che il sapere è potere, tu mi ribatti che il sapere è servo del potere (“i numeri sono asservibili”). Va bene, è proprio così, se penso allo stato di molta stampa in Italia.Nessuna opinione oggi è un passo verso il raggiungimento di una verità obiettiva e valida per tutti, ma è solo acqua nel mulino della fazione, oro nelle mani degli usurpatori della cosa pubblica. Ci si dovrebbe attendere che l’informazione controlli gli abusi del potere, in realtà è spesso interna al potere. Quei pochi giornalisti che ancora fanno il loro mestiere vengono accusati di essere eversivi: la colpa? Vorrebbero rendere pubblica la verità! Fare quello che faceva Socrate ad Atene!
Accolgo il tuo invito al pessimismo, non illumino la testa beota del leghista con il 7 % … Ma ho ancora fiducia che l’opera di disvelamento abbi un senso ed un effetto in democrazia. Saviano ci ha spiegato cos’è il Sistema e la diffusione delle sue verità non è estranea all’aumento del numero degli arresti.
La renitenza alla verità del lghista è un fondamento della sua esistenza. Sì. Semplificazioni e manicheismo ci aiutano a vivere nel benessere. Ovvio che certi numeri non li accetterà, su questo son d’accordo con te. Ma se non possiamo lottare per un sapere non del tutto annientabile da potere, per cosa possiamo ancora lottare?
Non lo so, Luca, per cosa possiamo lottare.
Tra l’altro io dubito che il Sistema ce lo abbia insegnato qualcuno che non sia la nostra esperienza di vita, ma questa è veramente un’opinioncella secondaria e minima.
Paperinoramone, in effetti io la penso così, come dici tu.
@ luca T.
possiamo lottare per delle idee che siano anche sostenute dai numeri e contro le idee che si sostengono su numeri sbagliati.
Intanto però quest’ultime ci sono, sui piani alti, o in parlamento.
Sono d’accordo con il tuo punto di vista, Federica, però ammetterai che al tuo discorso si potrebe fare spallucce ribattendo che è “ideologioo” (ed è vero, e preciso che ideologia non è per me un insulto) ed il leghista dell’esempio ti direbbe “ma portateli a casa tua gli immigrati”.
Il punto non è preoccuparsi delle obiezioni che ti porterebbe chi non vuole stare ad ascoltare, il punto è fare chiarezza.
da questo punto di vista le cifre possono essere utili.
ovviamente le statistiche vanno interpretate correttamente: la grande parte degli immigrati hanno meno i 40 anni e spesso meno di 30. il confronto va fatto quindi tra il tasso di criminalità degli italiani di quelle fasce di età e gli immigrati delle stesse.
Se consideri anche i sessantenni italiani è ovvio che il tasso scende. ma è come annacquare il vino che so il chianti per poter dimostrare che il lambrusco ha un tasso alcolico maggiore.
ps
Chissà perchè uso il vino come pietra di paragone? 😀
Infatti, Pablo, non sono stata io a dire che il mio problema è confutare le obiezioni altrui.
Dicevo proprio il contrario!
Dicevo che chi porta dati e cifre si preoccupa di confutare le tesi altrui, e non si rende conto che non ci sarà MAI il numero che taglierà la testa al toro.
Dicevo che a me interessa che si asseriscano dei punti ideologici, se vuoi; sì; delle IDEE: come quella che secondo me chiunque ha il diritto di muoversi.
I razzisti avranno sempre un argomento più di chiunque si ponga il problema di confutarne le asserzioni.
Non perché essi abbiano più argomenti in senso generale (e comunque dicendo cazzate si ha sempre un argomento più di chiunque), ma perché chiunque sia colui al quale viene consentito di fissare i binari di una discussione ha più argomenti dell’altro che lo insegue su un terreno non suo.
E io, invece – alla mia età, dopo le mie esperienze – sono disponibile esclusivamente a ragionare e discutere sul terreno mio.
Quello delle mie idee.
Chiedo scusa, ma va così.
Questa cosa dei numeri dei «criminali» rende chiarissimo il motivo per cui il Pd è destinato ad estinguersi (e questo sarebbe ancora poco) portando con sé nella tomba (e questo è peggio) qualunque altro pezzo di sinistra che non si rifaccia al «socialismo chiesastico» (per così dire).
Il Pd continua ad accettare il piano di discussione altrui, su qualunque tema, nella preoccupazione apparente di limitare i danni, e finisce per decretare l’egemonia culturale altrui e la propria residualità.
Non dichiara più la propria identità, non fa uscire più idee.
Rintuzza e basta.
«Dite che gli immigrati sono criminali? Ma non è vero! I loro tassi sono di poco superiori ai nostri!».
«Dite che il processo breve è utile? Va bene, ragioniamone, però non fate leggi ad personam».
«Dite che bisogna ridurre le tasse alle imprese? Va bene, ma pensate anche alle famiglie» (famiglie, poi: «cittadino» addio!).
E via così.
Fino alla completa nichilizzazione della propria identità.
A me non piace affatto.
Ma se a qualcuno piace, va bene. Amen.
So molto bene di essere minoritaria fra le minoranze.
Me ne son fatta una ragione!
Si tratta di ricostruire un pensiero, Pablo.
Non posso ricostruirlo che sulle basi delle mie idee, e non sulle ceneri puzzolenti delle idee contrarie alle mie, preoccupandomi di confutare le loro tesi.
O sono alternativa a loro, o sono una «corrente» del loro partito, inteso in senso ampio e non letterale.
Il dialogo come lo fantasmatizzano loro significa solo «usa le mie coordinate, ché così vinco io».
Continua a credere che le idee stanno anche dietro le cifre, ben contestualizzate e interpretate. Non fanno parte del frame di destra. non sono un monopolio del populismo. Sgombrare il campo dalle falsità non significa cedere all’egemnia culturale altrui. Poi certo, l’illuminismo oggi è dei perdenti idealisti (tra l’altro quando nell’altro commento parlavo di Sistema alludevo a come Saviano chiama la camorra); le masse si guidano con il corpo, la passioni, le fantasie. Assurdo illudersi che esistano svelamenti che possano tagliare la testa al toro, soprattutto oggi che siamo sommersi da un’overdose di informazioni. Sapere chi c’è dietro Ustica, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Capaci, Via Amelio, Via dei Georgofili etc non cambierà l’Italia, ma non è nemmeno un capriccio da poveri illusi. Il razzismo non ha argomenti in più perchè non ha argomenti.
Tutt’al più ha pulsioni, istinti … E allora, va bene, le cifre non bastano. Ci vogliono gli incontri, le abitudini, la socialità allargata. Cose inesistenti nel racconto della società italiana secondo la pseudo sinistra nostrana. Ma questo è un altro discorso.
Mi scuso per gli errori di battitura.All’inizio è: “Continuo”
Io non ho bisogno dell’Istat per capire che i razzisti dicono cazzate.
E neanche i razzisti hanno bisogno dell’Istat perché non ammetteranno mai di aver detto cazzate.
È chiaro che se scrivo devo interpretare correttamente i dati, mi pare il minimo.
Ma la politica è morta, e non mi va di far finta che sia ancora viva.
(Quanto al Sistema, avevo capito.
Ma su Saviano io c’ho le mie idee…).
Ciao, Pablo.
Io non ho bisogno dell’Istat per capire che i razzisti dicono cazzate.
E neanche i razzisti hanno bisogno dell’Istat perché non ammetteranno mai di aver detto cazzate.
È chiaro che se scrivo devo interpretare correttamente i dati, mi pare il minimo.
Ma la politica è morta, e non mi va di far finta che sia ancora viva.
(Quanto al Sistema, avevo capito.
Ma su Saviano io c’ho le mie idee…).
Ciao, Luca.