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un titolino da reato
È una donna meravigliosa, e se fossi un uomo forse potrei far follie per una donna così. O forse no; che ne so. Non sono un uomo.
Però qual è – esattamente – il «reato» a cui fa riferimento il titolino sotto la foto?
Perché così, senza spiegazioni aggiuntive, la battutina a me sembra sessista.
Troppo facile, adesso, dire «eh, ma un po’ di umorismo».
Io ce l’ho l’umorismo, ma non capisco perché dovrei darne prova proprio quando si tratta di giustificare le battute di questo tipo.
Definire un corpo come (un oggetto) «da reato» significa che esso può indurre a commettere un reato, no?
E che reato si commette sul corpo di una donna?
E perché il titolino-didascalia lascia pensare che se una donna è molto bella come Bar Refaeli il reato ha una sua natura di compulsione comprensibile?
Di questi tempi, io ho sentito parlare (a sproposito) di «istigazione a delinquere» per molto meno.
Certo che se si attivasse il cervello, a volte…
sì pessimo titolo, pessimo davvero.
Al di là dell’evidente maschilismo, resta il fatto che questo sia ormai un atteggiamento estremamente diffuso, mi chiedo se forse certi musulmani non trattino le donne meglio di certi occidentali giudaico-cristiani. È vero per il Corano una donna vale metà uomo, è equiparabile a un animale, ma se non altro hanno il merito di essere chiari nei loro riguardi non le illudono.
Noi invece siamo degli illusionisti, diciamo che la donna ha pari dignità, che ha il diritto di essere rispettata, poi però sbaviamo su una ragazza come non ne avessimo mai vista una. Ora, è evidente il doppio tranello: noi sbaviamo, ma lei sulla nostra bava ci campa; il problema è quando vengono stuprate quelle che non campano su questi istinti (che son naturali lungi da me contestarli, anzi), ma l’istinto non regolato dalla ragione non rende l’uomo dissimile dall’animale.
Presumo che si tratti di una citazione cinefila.
Qualche anno fa uscì un film, in italiano intitolato “un corpo da reato”, con Matt DIllon, Michael DOuglas, + vari e Liv Tyler nella parte del corpo, per così dire.
Era un film piuttosto ironico e divertente, in cui appunto i vari omini finivano per compiere reati (e molte sciocchezze) per “responsabilità” di quel corpo e di chi lo portava (ma più che altro per loro coglionaggine, direi io).
Rilassati, non mi sembra un invito allo stupro.
Almeno spero.
MI scordavo, Buone Feste (il Natale ormai…)
Sono rilassata, Pablo.
1. «Body of evidence», 1993, Madonna: qui trattasi effettivamente di corpo di reato, cosa tutta diversa;
2. Il «Corpo da reato» (2000) con Liv Tyler, quello che citi tu, ha come titolo originale «One Night ay McCool’s»: la traduzione italiana, dunque, rivela lo stesso lapsus del titolino di Repubblica.
Quasi a lasciar credere che noi italiani siamo più sessisti degli americani.
Quasi.