un animo sensibile

Egli è «stufo che i nostri ragazzi muoiano per gli sprovveduti».
Nostri di chi, mi domando.
Nostri italiani?
Nostri della patria?
Nostri dell’umanità?

E gli sprovveduti di chi sono?
Degli «altri», immagino.
Non «nostri».
Noi uguale Bene.
Altri uguale Male.
Everything as usual.

E Repubblica.it titola «l’ira di Bertolaso», dando legittimazione a parole senza senso.
Non mi è oscuro il fatto che egli si riferisca ai soccorritori che muoiono per salvare quelli che a lui paiono certamente degli stronzi.

Ma vorrei domandargli questo: e allora cos’ha in mente di fare, caro signor responsabile della protezione civile?
Carcerazione preventiva per gli stronzi sprovveduti?
O li uccidiamo alla nascita?
O alziamo le pene con un bel decreto legge da convertire in legge ponendo la questione di fiducia su un testo in cui contestualmente aggiungiamo qualche altro bel provvedimento omnibus?

Loro parlano.
I giornali fanno da microfono.
Nessuno chiede «scusi, ma cosa intende?».
Nessuno incalza.
Meglio, molto meglio, fare titoli come «l’ira di Bertolaso».

D’altra parte, di «ira» – tre comodi caratteri che occupano poco spazio perché non c’è neanche una «m» – si parla da un bel po’, nei titoli.
Inevitabile che si finisse a parlar d’amore.
No?

A me sembra un Paese di pazzi furiosi.

Aggiornamento serale: il fatto che Calderoli si dica d’accordo con Bertolaso mi convince una volta di più del mio scetticismo. Stan pensando alla solita leggina, eccome, altroché.
Dice il Grandissimo Caldy che nei confronti degli irresponsabili serve «lo stesso rigore» utilizzato «nei confronti di chi guida sotto l’effetto dell’alcol o di droghe, mettendo a rischio la vita degli altri».
Ecco.
Il pranzo è servito.
Pene più dure!
Carcere a vita!
Irresponsabili!
Se la vogliono!
Uccidiamoli tutti!
Peccato che siano già morti, va’.