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uccideteli, ma solo per amore
Le cose accadono in forza di un processo, e non perché qualcuno abbia agito su un interruttore on/off.
Mi è chiaro, insomma, che se tutto questo può accadere – se può accadere che un gruppo di ragazzi incravattati sostenga che in nome della libertà bisogna sopprimere due partiti, e conseguentemente dichiarare fuorilegge i loro aderenti se non addirittura i loro simpatizzanti – è perché cose minuscole l’hanno preparato facendo seguito l’una all’altra, ingrandendosi progressivamente, desensibilizzando la parte di corpo sociale su cui facevano frizione e rendendosi per questo praticamente impercettibili.
Però c’è una parte di me che si domanda senza sosta qual è stato il primo indizio anche fumoso al quale non ho dato colpevolmente bado; quand’è stato che – solo che lo si fosse avvertito rotolare – il processo si sarebbe potuto invertire.
Mi rendo conto che è una concezione volontaristica, un po’ titanica e perfino infantile della storia. Ma non posso smettere di domandarmi dove ho sbagliato; dove abbiamo sbagliato.
Com’è stato possibile che questi incravattati a cui non manca niente, dalla casa al fuoristrada, dal lavoro alle vacanze; che questi incravattati che a neanche trent’anni hanno visitato New York tre volte e han di certo fatto almeno una vacanza alle Maldive; che questi incravattati che osano scomodare l’amore come una categoria politica possano dichiararsi con tanta indifferenza e tanta sicumera per ciò che sono: fascisti che fan di sé la misura del mondo.
Non ti piace ciò che io faccio o penso? Sei violento, e io ti abolisco in nome dell’amore.
L’aggressivita’ e l’astio dei giovani della Verona bene (ma mi sa che Treviso non fa molta differenza) forse puo’ essere spiegato proprio con quel “a loro non manca niente”. Sono stati cresciuti in un ambiente in cui il successo e il farsi strada costi quel che costi sono valori assoluti. Ma anche in un contesto in cui apparentemente non c’e’ piu’ niente da guadagnarsi (al massimo c’e’ molto da difendere). Possono avere macchine strabilianti, vestiti all’ultima moda, donne da sballo. Tuttavia quello che hanno non se lo sono guadagnato, ma e’ frutto delle affiliazioni e consorterie cui appartengono le loro famiglie. In fondo credo lo sappiano ma, avendo tutto, non riescono ad individuare nemmeno la possibilita’ di una vita piu’ autentica. Credo che al fondo vi sia un sentimento di vera e propria frustrazione che periodicamente emerge in forme violente.
nei pensieri e nelle parole di questi giorni, così strani all’olfatto mentale, ondeggio tra l’accavallarsi di ‘segnali’ che mi preoccupano molto molto e il crollare al suolo delle braccia, davanti al nulla fattosi scoreggiona e, appunto, impestatore d’olfatto.
Adesso che scrivo, dopo aver letto degli incravattati di Treviso, ho come un desiderio sottile ad andare a cercare cosa successe nel corpo sociale di 90 anni fa (pochini, eh?), come si accorsero o meno del fascismo, come ne scrissero e ne dissero i pensatori di allora, chi si preoccupò e come e per cosa…quali sono i segni che la libertà, nelle sue varie articolazioni, sta finendo?
Oppure siamo al solito spettacolino serale parrocchiale saggio fine anno? tutto in minore, tutto in piccolo, tutto borioso e insopportabile, tutto triste e lacrimoso, del dolore che si nutre d’invidia (c’è chi avrà più maldive di me?!) e semplificazioni. Perchè è la paura della fatica, in ogni senso e modo, a spingere gli incravattati, a renderli talmente pieni d’amore da ammazzare, come tanti genitori, anche i loro figli.
Quel sangue verrà lavato con il sangue? Ma non hanno ancora detto che la 180 è da rivedere?
Cavolo Federica, mi hai fatto spaventare!!
vittorio
È che sono spaventata io, Vittorio.
Anch’io continuo ad andare in cerca di analogie con l’avvento del fascismo, ma la situazione è così diversa che non sono in grado – ho paura, in realtà – di comprendere la «struttura» comune sotto fatti diversi.
@Marco: sì, hai ragione. Il fatto è che la faccenda è sociale e politica, appunto. E non vedo modo per uscirne. Tutti mi sembrano interni alla stessa logica.
mi sa che andrò a recuperare, intanto, Furio Jesi…
ho dentro un vorticare di spine che si attaccano a tante cose. Forse una strada è pensare che, essendo un’unica logica, come sistema di ragionamento che convalida, o meno, certe affermazioni (e nel convalidarle riesce a tenere insieme anche gli opposti), forse tocca uscire dal discorso. Ma non so nemmeno cosa voglia dire. Mentre ci penso, esco, mi imprigionano.
(ps: come ho scritto a vibrisse, ste giornate mi fanno venire in mente sarajevo, ma non quella della prima guerra mondiale, ecc…no no….pensavo ai racconti dell’amico Stanko, che abita adesso qua e che là ha combattuto, da cittadino. Era un gran parlare e poi un giorno hanno iniziato a spararti)
ma dai, è natale, tette, panettoni, pantettoni…
vittorio (ancora più accidenti) preoccupato
in questi giorni più osservo quanto accade, la porposta di imbavagliare il web, adesso questa, chissà poi cos’altro, più mi rendo conto che le parole che ho riletto l’altro giorno di Platone sono tremendamente veritiere.
Sì certo non possedeva tutta una serie di categorie che abbiamo noi, alcuni concetti gli erano del tutto estranei, ma aveva centrato il punto. Dalla troppa libertà si passa alla tirannide.
Analogie col fascismo? Molte. Una su tutte, al tempo in cui Benito andò al potere lui e suoi erano considerato con protervia dall’opposizione come dei putridi ignorantoni. Come privi di un qualsivoglia sostrato ideologico e culturale che li potesse muovere. Primo graverrimo errore commesso allora e che oggi si sta ripetendo. Certo non ci sono ideologie. Non più. Ma ci sono modi di intendere i valori cardine della vita. Appunto l’arrivismo sfrenato, il possesso di beni materiali, il successo a ogni costo eccetera. Ma attenti che questi fenomeni, questi sintomi, non sono funghi nati qua e là, fanno parte di una visione molto ampia e coesa della realtà. Visione che le opposizioni non hanno.
Non so se la categoria del fascismo serva a capire quello che sta accadendo, nonostante le somiglianze si sprechino. Ci vorrebbe un Pasolini per aiutarci. Credo che tuttavia sia sufficiente la categoria del degrado civile. E sono d’accordo con te, Federica, molti se non proprio tutti sono interni a quella logica perche’ anche all’opposizione sociale e politica a Berlusconi la logica del successo e del farsi strada e’ incontrastata. Ma credo che questo sia un nodo non piu’ eludibile. Temo che se ne possa uscire non con politiche diverse (che pure sarebbero importanti), ma con una antropologia alternativa. Solo cosi’ si potrebbe strutturare un sano conflitto sociale, non la penosa messa in scena a cui assistiamo da tempo.
Penso che tu abbia ragione, Marco; ma non so se abbiamo il tempo di costruire ciò che efficacemente definisci «antropologia alternativa».
Mi fa paura quel che dice Vittorio: «Era un gran parlare, e poi un giorno hanno iniziato a spararti».
E ha ragione anche Eleas quando dice che uno dei nostri (di chi esattamente non so: ma facciamo finta per comodità analitica di essere tutti dalla stessa parte solo perché non ci piace il berlusconismo, anche se poi sono certa che ci divideremmo su molte altre cose assolutamente nodali), beh, dicevo che ha ragione anche Eleas quando dice che uno dei nostri errori è consistito nel prendere sotto gamba i nostri attuali dei, a cominciare da me che nelle inchieste sulla Lega nord del 1992 facevo quella che li dileggiava per la sconcertante povertà delle loro categorie interpretative della realtà.
a quel tempo mi ricordo che noi analizzavamo in facoltà il nascente fenomeno leghista con somma preoccupazione di tutti, al tempo ero schierato per una parte politica, ero ingenuo, ma mi ricordo che il professor Gian Enrico Rusconi insisteva molto sull’analisi del problema Lega, al tempo tutti lo schifavano come dicesse idiozie, invece aveva perfettamente ragione a temere il fenomeno.
È sempre stato un dramma lo snobismo intellettuale in politica, perché ti rende cieco credendoti talmente migliore che poi non vedi quel che ti accade attorno. In questo ho molto apprezzato Bertinotti quando ha ammesso che il vero problema è che non capivano più nemmeno loro la realtà che invece la lega capisce bene e su cui ha una presa ferrea.
Il dramma è che le categorie interpretative del reale proposte dalla lega sono quello che sono, non povere, tuttaltro, ma ricche di puttanate.
(Si può dire una cosa del genere o ti oscurano il blog? che tu sei .it non come me che son .org e li ho fottuti 😉 )