facebook e la boria, ovvero la tv2.0

Facebook è un luogo miracoloso. Ha il potere di smascherare l’ipertrofia dell’io.
Frasetta dopo frasetta; nota dopo nota; tag dopo tag, il mosaico di una persona si compone con una nitidezza che a volte fa male.

Prendiamo l’ironia, per esempio.
C’è chi la usa come una tecnica narrativa con la quale dar la prova della propria eccellenza neuronale; chi la impiega con una tigna schifata e superiore, come se dovesse servirsene per uccidere un nemico; chi per divertirsi.

Io capisco che la vetrina esercita fascino. Capisco che vantare un reticolo di relazioni fighe su Facebook possa, in casi clinicamente rilevanti, aumentare l’autostima.
Capisco che far sapere che si è arrivati a scrivere il proprio romanzo fino a pagina 123,5 sia una notizia che il mondo attende con ansia di genitore fuori dalla sala parto.

Capisco che scrivere un alato pistolotto su Jasper Mzciszacjyevicz e sulla sua estetica così moderna eppure così intrinsecamente classica nonostante i mille tentativi di ricondurre la sua opera omnia all’interno dell’alveo dell’estetica pop sia esaltante.
Capisco che lo sia a tanta maggior ragione quando quindici o sedici persone (spesso femmine adoranti, che non si distinguono in niente dai maschi adoranti, e questo secondo me è un fenomeno che bisognerebbe indagare) che del buon Jasper (peraltro inesistente) non sanno un cazzo ti seguono e scrivono «ah, Jasper! Grazie per avercelo ricordato!», o «Sto giusto leggendo il suo dimenticato “Prolegomeni alla fenomenologia della stasi dinamica” e devo dire che è semplicemente meraviglioso».

Capisco che ripetere in continuazione – ma attenzione: senza dirlo – che a noi Dante Alighieri ci fa una pippa dia brividi giù per la schiena.
Però, mamma mia: con quale faccia questa gente parla male della tv, se tutto quello che stanno creando è una tivuina diversa, una tv2.0?

Ma questi le fanno le code alle poste? Lo comprano il pane? Puliscono casa? Stirano?
Vivono?
O sono sempre davanti alla telecamera 2.0?