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la principessa di rathmines
Al pub Roddy Boland’s, a Rathmines, una sera un gruppetto di giovani turisti italiani cercava di intortarsi senza gran successo un paio di ragazze irlandesi.
Un italiano ha cominciato a dar gran lisciate di pelo a una delle tipe attaccando un estatico pistolotto sul suo «bellissimo incarnato pallido».
A un certo punto le dice: «Nel mio Paese saresti una principessa».E l’altra: «Nel mio Paese tu saresti uno che lavora in friggitoria. Perciò vedi di andare un po’ affanculo».
Pur dissociandomi dal dileggio della nobile arte del friggitore (in vero giustappunto svalutata nel mondo anglosassone da dolorosi processi di industrializzazione alimentare …ossia dal fatto che i fish&chips cambiano l’olio troppo di rado e friggono roba surgelata troppo spesso) bisogna ammettere che, come dire, lei era proprio una brava ragazza.
Una principessa fatta e finita.
Va detto che anch’io avrei risposto una cosa del genere, eh…
Una volta, ero proprio ragazzina, ero in discoteca, dove come un sacco mi aveva trascinato la mia amica Marzia.
A me piaceva moltissimo ballare, però non capivo perché si dovesse arrivare in discoteca a mezzanotte. Non si poteva arrivare alle otto, ballare, sudare, andare via alle 11 e dormire come gli angioletti per tutta la notte?
Beh.
Ero in discoteca e ballavo.
Mi si avvicina un orrore di ragazzo con una camicia grigia a disegni opaco-lucidi aperta sul petto e mi fa: «Come va, bellezza?».
«Prima che arrivassi tu», gli ho risposto, «andava da dio».
M’è proprio uscita dal cuore.