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il «terzismo» estremista
«Sta passando l’idea che ci sono due fette d’Italia in rissa tra loro – i berlusconiani e gli antiberlusconiani – ciascuna delle quali con un gruppo editoriale alle spalle, Fininvest-Mediaset da una parte e Repubblica-Espresso dall’altra».
(…)
«A questo imbarbarimento – che, ripeto, non ha niente a che fare con destra o sinistra – c’è una fetta di paese minoritaria di Paese che ha tentato e sta tentando di rispondere dicendo e ripetendo (fino alla noia) che questo scivolamento oltre le regole del vivere civile è, appunto, barbaro».
(…)
«Solo che in Italia la lucidità collettiva è stata talmente appannata che a denunciare questa banalità – perché di banalità si tratta – si diventa immediatamente faziosi ed estremisti (Panebianco di oggi), nonché intruppati al soldo di un editore svizzero: modalità argomentative il cui esito è appunto stabilire un’apparente specularità di posizioni e interessi».
(…)
«Di qui la cantilena dei sedicenti “terzisti” – i Panebianco, appunto, ma anche i Battista e tanti altri – che rivendicano come “autonomia di giudizio” al di sopra delle parti quella che è – nella più benevolente delle ipotesi – una dispercezione del reale, di quello che sta accadendo, di quello che c’è in gioco».
Alessandro Gilioli
sul suo blog
Ed il ruolo dei terzini (che non sono ohinoi i seguaci di Serrati) estremesti è importantissimo per offrire un alibi ai moderati nello stare con i prevaricatori.
Buongiorno Federica, seppur in ritardo vorrei esprimere il mio sommesso pensiero sulla faccenda da te evidenziata con l’intervento di Gilioli. Come già scritto sia su Tpi-back che su l’Antipatico il sottoscritto non si schiera nè da una parte nè dall’altra (seppur lettore dal primo numero del quotidiano fondato da Scalfari, con relativa collezione rilegata dei primi anni); credo sia solo opportuno ricordare che quanto espresso dalla Barbara Spinelli, su La Stampa del 6 settembre scorso, possa in un certo modo rappresentare il succo della discussione: i giornali, quando il tema è difendibile e la censura al modus operandi del Pifferaio di Arcore lo è, debbono fare fronte comune e non attaccarsi l’un l’altro nè schierarsi fino allo sfinimento solo perchè il loro padrone elargisce cospicue buste paga. Ne va della arcinota indipendenza di pensiero e di libera critica giornalistica, oltre alla salvaguardia dell’onorabilità e della credibilità della categoria stessa. Un cordiale saluto da Nomadus.
@Dalovi: purtroppo è così.
È ciò che ha permesso che un’alleanza che riunisce chiesa nera, neo-nazisti, leghisti e (pochi residuali) forzitalisti venga definita, qui a Verona, un’alleanza di «moderati».
@Nomadus: sì, è vero. Però non sono sicura che un po’ di dialettica nella categoria sia sbagliata, ora. Mi dirai: si insultanto. Sì. però parlano anche di deontologia. Erano ANNI che lo aspettavo.
Non è che mi piaccia che si sputino negli occhi, ma prossimamente magari vedrò di spiegare meglio il mio punto.