Tags
Related Posts
Share This
del vero, del falso e del niente
«Non basta dunque il racconto di un fatto in sé per comprenderlo. Il fatto in sé diventa trasparente soltanto se si rendono accessibili e trasparenti i nessi, le relazioni, i conflitti che vi sono contenuti. Privato della sua trama, delle sue relazioni con il passato e con il futuro, il fatto deteriora a immagine, a spettacolo e dunque è vero perché il fatto è lì sotto i nostri occhi; al contempo, è falso perché è stato manipolato».
«Se – tra soppressioni, omissioni, menzogne – si abituano le persone a questa confusione inducendole a credere che nulla sia vero in se stesso e che ogni cosa può diventare vera o falsa per decisione dell’autorità e con l’obbedienza dei tiggì, si nientifica la realtà; si distrugge l’opinione pubblica; si sterilizza la coscienza delle cose; va a ramengo ogni spirito critico».
Le citazioni vengono da qui.
A me sembra che siano purtroppo in consonanza con questa cosa che ho scritto io: «È come se in tutto questo fosse scomparsa la possibilità di dire la verità. Io so che “verità” è un concetto filosoficamente molto complicato. Però se una legge è stata o no abrogata è certamente un fatto che può essere definito e descritto secondo le categorie semplificate di vero/falso.
Ma questo, ora, è diventato impossibile».
Il dramma è che, giustappunto, gran parte delle azioni umane sono dominate dalla percezione dei fatti. Altrimenti nazismo, fascismo, et similia non avrebbero avuto il consenso che hanno avuto. Altrimenti non vi sarebbe il terrore dei poveri e dei migranti. E così via per tanti altri altrimenti.
E il guaio è che non riesco a capire dove sia il buco attraverso il quale se ne possa uscire.