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pene veramente esemplari
Dieci anni.
Dodici anni.
Quattordici anni.
Quattordici anni.
Un anno e quattro mesi, ma per la sola violenza privata; assoluzione, invece, per l’omicidio.
È la sentenza di primo grado contro i cinque giovani condannati per l’omicidio di Nicola Tommasoli, il ragazzo veronese che aveva il codino ma era senza sigarette, e per questo fu picchiato fino a morirne.
Sulla locandina di un giornale locale c’era scritto qualcosa di simile a «Mezzo secolo di carcere, dure condanne per l’omicidio Tommasoli».
Il sindaco Tosi commenta: «Credo che questa sentenza dia una risposta adeguata ad un atto di violenza di una gravità inaudita».
14, 12 e 10 anni sarebbero state condanne dure, se fossero state inflitte a un romeno qualunque che aveva ucciso un italiano qualunque con un pretesto così sconcertante come un codino e una sigaretta?
Indipendentemente dal titolo di reato – basta pensare a ciò che accade quando un romeno va sotto processo per omicidio colposo in un incidente stradale – lo straniero di nazionalità sfigata è condannato sempre con pene troppo blande, e sarà messo fuori coi benefici di legge sempre troppo presto.
Per la stampa e per il sindaco di questa città, questi ragazzi sono stati condannati a pene esemplari. Non importa che fra qualche anno saranno fuori.
Se lo meritano, loro.
In fondo, nel profondo sono bravi ragazzi veronesi che hanno fatto un errore grave e meritano un’altra chance.
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