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«io sono morale perché vi racconto bugie»
Cito da qui:
«Abbiamo introdotto un nuovo elemento nella politica italiana: la moralità. La moralità è quella di mantenere gli impegni elettorali. Abbiamo firmato un contratto con gli elettori che ci siamo impegnati a rispettare».
In molti sono rimasti colpiti dal fatto che Berlusconi, nella stessa sede in cui ha parlato della moralità, abbia preconizzato l’eternità del proprio potere.
A me però pare più rilevante la frase che ho copiato tra virgolette.
Non voglio infilarmi nella questione di cosa sia morale cosa no, né men che mai argomentare sui comportamenti di Berlusconi e sulla loro coerenza con il concetto di moralità.
Mi interessa solamente dire che la caratteristica dell’essere «morale» viene attribuita – in perfetta coerenza con l’intera azione personale e di governo di quest’uomo – a comportamenti o ad atti di rango privatistico.
In questo caso, ciò che viene definito il «contratto» con gli italiani.
Qui, però, la questione è un po’ più complessa.
L’asserito «contratto con gli elettori», infatti, non solo non ha alcun valore istituzionale né rilevanza di diritto pubblico perché l’ordinamento non prevede la possibilità di nessun istituto di questo tipo, ma non ha nemmeno alcun valore privatistico stricto sensu perché una delle due parti (gli elettori) non ha firmato alcun documento.
Trovo anche curioso che, per sottoscrivere un contratto con un’entità collettiva, il Nostro non abbia minimamente stabilito nemmeno il più vago criterio per decidere chi sia da considerarsi il rappresentante autorizzato delegato dall’altro ipotetico contraente, arbitrariamente qualificato come soggetto che possiede un’identità collettiva, o cumulativa.
La dichiarazione virgolettata che ho riportato all’inizio del post, insomma, non fa solo riferimento a una suggestione privatistica, ma è anche a tutti gli effetti un’invenzione virtuale, una falsificazione.
Berlusconi dice in sostanza: «Io ho portato una nuova moralità in politica (àmbito pubblicistico per eccellenza) perché ho onorato (in termini privatistici, e dunque non politici) un “contratto” che – siccome non è stato sottoscritto da altri che da me ed è privo dell’esplicita accettazione di uno dei due contraenti – nessuno può credere altro che carta straccia completamente priva di valore».
Cioè, alla fine: «Io ho portato nuova moralità in politica perché ho falsificato la realtà e credo alle mie bugie».
A me sembra che il cerchio si chiuda un po’ male.
Un tempo arrivavano per posta -succede ancora? – quelle lettere contenenti un tagliando a forma d’assegno, con su scritto “un miliardo di lire al portatore”. E poi si scopriva che, si’, il miliardo era tuo, ma per prima cosa dovevi comprare una batteria di pentole. Berlusconi ha fatto assai meglio, non dovevi neppure comprare le pentole.
Eh già