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quattro vasche di fila
Mio figlio non sapeva nuotare, e ha sempre avuto molta paura dell’acqua; del fatto che non si toccava terra.
Non credeva alla storia che l’acqua ti tiene a galla. Gli leggevo lo scetticismo negli occhi, e nei gesti: mi racconti questa favola, ma io non ci casco, l’acqua non è mica una sedia sdraio.
Da qualche settimana tentava approcci da virilone cacciandomi via ogni volta che azzardavo un’idea, un consiglio.
Ha fatto piccoli progressi lenti, tentativi.
Tutti tenendosi in disparte, senza prestarsi agli elogi, all’incitamento, o ai suggerimenti.
Oggi, da solo, con uno stile dispendiosissimo e strambo, ha fatto quattro vasche di quelle profonde da 1,70 a 3,60 metri. Non cercava nemmeno di vedere se fossi vicina. E quando scivolava sott’acqua era bellissimo. Muscoletti, energia. Gioia di aver superato se stesso, di essersi sconfitto, e cioè di avere vinto.
È molto bravo nel respingere le pressioni e i consigli non richiesti. Mi piace molto la cosa del «quando sono pronto faccio io, grazie».
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