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novità assoluta: il sud è merda
A proposito dell’ennesimo articolo che riporta l’ennesimo studio che sotto l’ennesimo punto di vista mira ad acclarare per l’ennesima volta che al sud vivono esseri inferiori incapaci finanche di far di conto, riporto da qui un commento che mi pare interessante:
Mentre si perde tempo sulle gabbie salariali, la Banca d’Italia guidata da Mario Draghi scopre l’acqua calda e Repubblica gliela rivende a dovere: «Regioni, il buongoverno abita al Nord. Pagella di Via Nazionale su lavoro, finanze, aiuti alle imprese» (p.9). Pare che Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte siano davanti alle altre; mentre in fondo alla classifica ci sarebbero Sardegna e Molise e la notizia, qui, è che per una volta l’ultima posizione non è occupata dalla Calabria del compagno Agazio Loiero. Bene.
Poi uno legge che in tutto il Nord solo la Valle d’Aosta è sotto la media nazionale del “buongoverno” e allora comincia a farsi delle domande su come ragionino i cervelloni di Draghi.
Una sanità eccellente e quasi tutta pubblica, un’Agenzia delle entrate che ti viene a trovare almeno una volta ogni due anni, burocrazia rapida ed efficiente, accesso al credito facilitato dalla Regione e piena autonomia energetica non bastano per essere «nella media nazionale».Forse che i famosi «tecnici» di Via Nazionale hanno un’idea vagamente ideologica di «buon governo»? Cioè dipendenti pubblici ridotti all’osso, evasione fiscale di massa, massimo ricorso possibile al “privato sussidiato” e ognuno che si arrangia
Mi sembra convincente.
Molto più convincente, perlomeno, dell’ennesimo articolo che pretende di asserire scientificamente che i meridionali sono merda.
È impressionante la serietà con la quale i giornali prendono per verità di fede qualunque studio di questo tipo.
È impressionante quanto il manto di tecnicismo riesca a rendere verità di fede qualunque cosa.
È impressionante la mancanza di senso critico, la totale assenza del desiderio di verificare, di essere convinti di persona.
Pensa un po’ che il comunello in cui vivo anni fa fu redarguito dalla Corte dei Conti perché la quota di compartecipazione alle rette dell’asilo nido era bassa. Il riferimento era esplicito e relativo ad un comune con un bilancio solido e molto equilibrato. Ma vabbè si potrebbe aprire un lungo discorso sulla riforma della PA.