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battista placa le folle
Il pezzo di Battista sulle bandiere e gli inni regionali – proposta sconcertante e gravissima della Lega – è, a partire dal titolo («Il gusto (inutile) del chiasso»), un capolavoro di sottovalutazione intenzionale, quasi che l’obiettivo fosse tranquillizzare quel pezzo di Paese che crede che il Corriere abbia un suo perché, di modo da consentire che il progetto della Lega vada tranquillamente avanti indisturbato.
Il pezzo comincia così: «Non se ne farà niente (per fortuna), ma se ne parlerà molto (per sfortuna)».
Per Battista, sarebbe addirittura meglio non parlarne, dunque, perché questa è l’ennesima boutade leghista, e finirà nel nulla.
È solo folklore: state tranquilli. Anzi: «È solo la deriva della sindrome identitaria, l’idea che la politica debba ridursi a rivendicazione simbolica».
Secondo Battista, insomma, da quando la cultura leghista (se cultura essa va chiamata) è diventata mainstream non è successo niente di nuovo.
Come sempre, solo boutade.
Le impronte ai rom erano una boutade.
Il reato di clandestinità una boutade.
Le ronde una boutade.
Le gabbie salariali (le faranno) una boutade.
La legge su ciò che viene chiamato «federalismo fiscale» una boutade.
Tutto una boutade.
L’intera Gazzetta ufficiale una boutade, compreso il ripristino del reato di oltraggio a pubblico ufficiale.
Io penso che se è veramente, autenticamente convinto che la Lega sia folklore, e che questa storia di inni e bandiere regionali sia una scemenza, negli ultimi quindici anni Battista dev’essersi come minimo distratto per ventitré-ventiquattro ore al giorno.
Se invece non lo pensa davvero, mi domando a pro di chi scriva tutte queste parole.
Uno per il quale il «chiasso» della Lega è «inutile» è tremendamente «utile» a chi fa i fatti fingendo di fare solo chiasso.
come sai sono perfettamente d’accordo. Questo “minimalismo” non solo di Battista, ma di altri al Corriere, fa il paio con la questione dei cosiddetti “moderati”. Sono sicuro fosse pieno di “minimalisti” e “moderati” anche all’avvento del fascismo. Da un giornale del livello del Corriere io mi aspetterei prese di posizione civili sui valori e sui principii. Questo non avviene, non si sa se per adesione ai nuovi ‘valori’, per cinismo o per vincoli e paure politiche/economiche. C’e’ anche da dire che e’ facile e comodo per uno come me criticare dall’esterno, senza sapere quali siano le pressioni politiche ed economiche sui media e sui giornalisti (o meglio, con solo una vaga idea di quali siano). La condizione del nord tra Lega e Berlusconi e’ quello che e’, per chi dovrebbe scrivere il Corriere. Forse il loro pubblico quello chiede, perche’ per primo appunto “minimizza”.
Ho poco da aggiungere.
Hai perfettamente ragione, soprattutto sulla questione del “minimalismo” e del “moderatismo” pre-fascisti.
Quanto ai giornalisti, però, considero intollerabile che non alzino la voce collettivamente, lasciando soli e periferici quelli che ci provano da soli.