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la ru486 e il sangue delle donne
«“Se parliamo della pillola abortiva Ru486, dobbiamo prima mettere l’accento, tantissimo, sulla prevenzione, soprattutto tra i giovani e giovanissimi”. Lo ha detto oggi a Trieste l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani».
E dopo aver messo tantissimo l’accento sulla prevenzione, cosa facciamo se si buca un preservativo, o se una sera succede che due si piacciono e non stanno troppo a pensare ai rischi che corrono? O se dopo una diagnosi di infertilità si scopre che non era il caso di andar sull’allegro perché la diagnosi era sbagliata? O se semplicemente, per i motivi più vari, l’unica persona che abbia il diritto di decidere – una donna – decide che no, non vuole partorire?
Per la Carlucci viene «legalizzato l’aborto fai da te», e le donne sono esposte a gravi rischi.
Io, francamente, più che essere esposta al rischio – gravissimo, e certamente patogeno – di sopportare parole come le sue, quelle di Sacconi, quelle della Roccella, quelle dei gentilissimi signori che si dichiarano a lutto, poverini, e quelle di coloro che parlano di banalizzazione dell’aborto, beh, a parte il rischio di sopportare la violenza di questa gente che vorrebbe ricordare a me e a tutte che abortire non è banale come invece noi puttane (che non abbiamo neanche fatto le showgirl, peraltro) continuiamo a pensare, io di rischi non ne vedo molti altri.
Soprattutto se anche con la Ru486 le donne vanno ad abortire in ospedale come dice la legge 194.
Ma questa gente vuole il sangue delle donne, non c’è niente da fare.
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