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il visir del sellino
Stamattina ero in macchina a un semaforo.
Sulla mia sinistra, la solita moto.
Ce ne sono sempre tante: tre, cinque, dieci; a sinistra, a destra, al centro, dritte, di traverso.
I motociclisti non riescono a credere di dover tenere la destra.
E’ più forte di loro. Non ce la fanno.
Quando arriva il verde, questo motociclista tenta di buttarsi sulla destra tagliandomi la strada.
Mi viene in mente che sotto il sedere ho 115 cavalli.
Non sono l’iradiddio, ma ci si può provare.
Okay.
Provo.
Accelerata.
Sgommata.
Ripresone.
E fuga.
Il moticiclista è costretto – da me, dai miei 115 cavalli – a tenere la sinistra.
E s’incazza come una bestia.
Mi guarda, agita un pugno in aria, sento che strilla qualcosa.
Strillo qualcosa anch’io, per la verità. Un aggraziatissimo “che cazzo vuoi?”.
Lui agita i pugni ancora di più.
E io gli ridico “che cazzo vuoi” scandendo bene le parole, perché legga il labiale, e mi sento una dea.
Non ci poteva credere, lo stronzo, che una donna al volante, con due bambini sul sedile posteriore – una donna castana, nemmeno bionda! – potesse essere in grado di impedire a lui, il re del sellino, il visir dei centauri, di tagliarle la strada.
Tagliare la strada è un suo diritto, per dio.
Come si permette, questa stronza che non ha neanche il rossetto?
Ah, povera virilità umiliata.
Si chiama “caldo”, non ti preoccupare passa velocemente e ti rilassi, magari la sera quando inizia a far fresco. 😉
Non so dove abiti tu, ma qui il fresco c’è da un pezzo!
Escluderei cause climatico-stagionali anche in virtù del fatto che l’auto ha l’aria condizionata.
No, credimi: è che veramente questi stronzetti sulle moto ne fanno di tutti i colori e si sentono i padroni degli incroci e delle strade.
Anzi: anche dei parcheggi.
Pensa che un bel numero di loro posteggia negli stalli riservati alle auto, e tre metri più in là c’avrebbero a disposizione, vuoti, gli stalli disegnati apposta per le loro moto del cappero.
Un’altra volta, uno di questi ha preso a pugni il mio finestrino a un semaforo, di notte mentre tornavo dal lavoro.
Secondo lui la corsia di sinistra di una strada a scorrimento veloce era tutta sua, e io non potevo starci.
Ha smesso di prendere a pugni il vetro solo quando ho tirato fuori il telefonino facendogli ben vedere che con l’indice premevo in sequenza i numeri uno-uno-tre.
Ed era inverno!
“una donna castana, nemmeno bionda!” …letteratura! bella letteraura!