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«“togli il reggiseno”», mi disse. «avevo 14 anni»
Sul Guardian-Observer di oggi c’è la storia di un documentario che una modella di primo piano ha prodotto insieme all’ex fidanzato.
L’articolo è bello e molto lungo, alla faccia di chi pontifica intorno alla necessità di abbreviare i pezzi giornalistici perché la gente non ha tempo né abbastanza cervello.
Quel che più mi ha colpito del racconto di Sara Ziff (la modella), che pure parla di abusi sessuali compiuti da grandissimi nomi della fotografia di moda a danno di ragazzine talmente inconsapevoli da non capire cosa potesse essere accaduto, è la lucidità con la quale esamina la «sessualizzazione» delle bambine di 14 anni.
Perché, paradossalmente, proprio nel momento in cui il business della passerella cerca ragazze senza seno senza fianchi senza curve, e cioè sostanzialmente prive di femminilità, ciò che a queste ossute bambine viene insegnato è l’affettazione esteriore di uno stato perenne di disponibilità sessuale, completamente scollegata dall’effettiva consapevolezza della corporeità e dei desideri di chi si sta offrendo agli occhi degli altri.
Mi è sembrata anche molto interessante la lettura dell’anoressia, sorta di «malattia professionale» che nel pezzo di Louise France viene legata a due questioni: da un lato, l’assoluta impossibilità di trovare il tempo per mangiare, perché le ragazze vengono strizzate come stracci da pavimento; dall’altro, il bisogno delle modelle di poter conservare almeno una cosa – il cibo – su cui esercitare il controllo.
Ogni volta mi torna fuori la stessa domanda: sia che ci vogliano secche come rami avvizziti, sia che ci vogliano gonfie come camere d’aria; sia che ci vogliano ardite e spregiudicate come cortigiane lascive, sia che ci vogliano caste, materne e probe, noi e il nostro corpo vero dove cavolo siamo?
Perché accettiamo di esserne insoddisfatte dalla nascita alla morte?
Perché sottovalutiamo le soddisfazioni e la gioia che il nostro corpo ci può dare e cerchiamo soddisfazioni e gioia che non potremo mai avere (e, dice il pezzo, non hanno nemmeno le modelle?).
Ho finalmente trovato il tempo per leggerlo.
Veramente un bell’articolo.
Concordo anche coi tuoi commenti.