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post scriptum (è di moda la scoreggia)
La butto lì così.
Mi sembra che tutte le volte che dalla politica degli argomenti veri – cioè quella che ti dice che mondo vorrebbe edificare, in sostanza, e non importa con quanta utopia: perché la concretezza si chiama «amministrazione» e l’ideale si chiama «politica» – l’attenzione si sposta su qualcosa di simile a una «questione morale» (contro i partiti, ahimè, nel 1992; contro le noemiadi adesso), si avvantaggino coloro ai quali della politica non interessa granché.
Quelli a cui interessa solo poter vomitare deiezioni di anti-politica, incassare posti, e che si fotta il resto.
Non che contro i partiti del 1992 non ci fosse da dire qualcosa; proprio come adesso c’è da dire contro l’idea di potere fornita da un piccolo sultano insieme ai suoi ancor più piccoli servi.
E certo che entrambe le cose (questione morale partitica e questione morale sessuale) sono – lato sensu – politica.
Ma in un certo modo danno per scontate e sotterranee, entrambe, le ideologie su cui si fondano.
Non si danno la briga di spiegarle.
Sicché uno di destra è uno a cui piace scopare, strapazzare le donne, fare il duro, dire pane al pane e vino al vino; e uno di sinistra è uno che scopa senza urlare, che accetta la cellulite della sua fidanzata ma sbava sulle gambe delle veline, e usa circonvoluzioni snob per definire il suo pensiero.
Questo è tutto quello che questa campagna elettorale – brutalizzando moltissimo, lo so – ci ha detto in estremissima sintesi, e guardandone solo un macro-aspetto (tralascio la retorica del nord, la retorica del fare, la retorica del semplificare, la retorica dell’ordine, la retorica della sicurezza, la retorica dell’ottimismo…).
Alle ragazzine che urlano perché vedono un cantantino qualunque, e da lontano, al di là delle transenne, nessun genitore ha mai detto «ma che cazzo fai?».
Poi, magari, com’è giusto, le ragazzine urlavano lo stesso.
Ma almeno sapevano che c’era una possibilità alternativa: quella di non urlare vedendo – dico per dire – Tiziano Ferro.
Adesso le ragazzine urlano e c’è un intero Paese che le approva.
Perchè l’ideologia che ci sta sotto è «forza, l’unica cosa che conta sono i soldi, la tv, le tette, le barche, le amicizie coi potenti, i calciatori…».
Queste ragazzine non sanno più che c’è la possibilità di tacere quando vedono Tiziano Ferro, oppure di urlare un po’ di meno. Oppure di fottersene del tutto, di Tiziano Ferro.
Nessuno glielo dice, perché dirlo è «fuori moda».
Di tutto un patrimonio di ideali e realizzazioni della sinistra, ecco cosa siamo riusciti ad incassare: che uno scoreggione qualunque ci dica non che abbiamo torto, ma che siamo «fuori moda».
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