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perché non ho il fisico dell’insider?
C’è una cosa sulla quale non smetto di riflettere. Credo di farlo anche mentre dormo. O mentre guardo in faccia le persone con cui parlo, per capire se questa cosa pesa anche su di loro oppure no.
Continuo, e continuo, e continuo a farmi la stessa domanda, variamente declinata, usando parole sempre diverse perché diverse sono le situazioni in cui mi rendo conto di dovermi interrogare; e comunque mi interrogo senza riuscire a trovare mai una risposta soddisfacente.
Senza riuscire mai a trovare «la» risposta.
Perché qualunque manifestazione di «insiderness» mi irrita profondamente?
Perché la percezione anche vaga dell’esistenza anche minima di un anche minuscolo e assai poco privilegiato «giro» provoca dentro di me l’immediato – letteralmente immediato – bisogno di scappare lontano?
Perché sento questa profonda e totalizzante esigenza di essere/riconoscermi/essere riconosciuta come un’outsider?
Perché ho bisogno di sentirmi sradicata?
Perché l’idea di comunità giornalistica (ehi, ciao, collega, come stai? Hai letto il Gramellini di stamattina? Oppure: hai visto il capitano Ics? Oppure: hai saputo che il maresciallo Ipsilon si scopa la dottoressa Zeta?), comunità letteraria (hai letto l’ultimo romanzo di Piripello? Hai visto come focalizza bene il tema del…? Sei stato alla presentazione di Piripollo? Hai visto la recensione di Piripazzo? C’era una cosa bella sul suo blog: certo, c’è sempre quel rompicoglioni di Piripini che c’ha le manie di persecuzione, però…), comunità locale (noi veronesi siamo solidali, noi napoletani siamo pieni di senso dell’umorismo, noi lombardi siamo pratici), mi fanno venire l’orticaria?
Perché mi nausea – fisicamente, lo sento fisicamente – l’esibizione anche sobria (non importa quanto sobria; anzi, forse più è sobria e più fastidio mi dà perché ha quel suo inconfondibile odore di ipocrisia) di una possibile qualunque appartenenza, meglio se di categoria «understatement-molto-fico»?
Ho aperto da poco un account su Facebook.
E c’è un po’ di gente che mi chiede di diventare fan del tal gruppo che magari sostiene un politico, o uno scrittore superfamoso; o di diventare sostenitrice di una causa qualunque, dai sacchetti di carta in giù.
Ecco.
Perché io non riesco – ma-te-rial-men-te non riesco – a cliccare sui link che mi farebbero diventare fan, o supporter?
Perché? C’è qualcuno che ha una risposta?
C’è qualcuno che sente lo stesso fastidio e sa perché?
penso abbia a che fare con l’identità. se lotti anima e corpo per cercare, rivendicare, imporre quella tua propria, non puoi ma-te-ri-al-men-te aggrapparti o confonderti con quella di qualcun altro o di qualcos’altro. io sento lo stesso fastidio, federica, e il perché te lo sbatto in faccia: perché tenermi aggiornata su ciò che accade dentro quell’insider mi fa sprecare energie che non voglio mettere lì, perché mi ditoglie da ciò che mi interessa, alla fine perché tutto ciò che è gruppo non mi interessa. magari è tutto molto semplice: é che non ti interessa, non te ne frega un bel niente.
Benvenuta!!!
Ci penserò.
Prometto.
Quel che proprio non capisco è perché – perché – non ti ho trovato su Facebook il giorno che mi ci sono iscritta e ti ho cercato.
Vedo che sei lì da parecchio.
Perchè non sono stata capace di trovarti?
federì sta parola insider mi piace un sacco, stigmatizza perfettamente i miei problemi di una vita.
…e quando andavo a cavallo e non avevo il cavallo e quindi non ero degna del gruppo equestre d’elite dell’epoca
…e quando andavo in barca poi mio padre si è fatto la barca ma che vuoi? non era nuova e non era lunga abbastanza
(e questa è la parte più posh in assoluto della mia vita!!)
adesso in ufficio non sono insider perchè non mi vesto come cosmopolitan, non peso un etto, non mangio bio e non voto berishao meravigliao.
un’altra parola per una nuova forma di persecuzione.
La barca???
Fichissimo!
😉
Non so se ho capito quello che vuoi dire.
Mi pare qualcosa di simile a quello che mi succedeva quando ero un giovine di belle speranze: avevo un grande desiderio di condivisione e al tempo stesso l’orrore dell’appartenenza ad un gruppo.
Oggi sono più sereno. Ho capito che ci sono gruppi che ti richiedono di lasciare la tua individualità per assumere un modello imposto (di pensare, di comportarti, di vestire, perfino di vivere), altri che non sono altro che aggregazioni di persone che vogliono condividere un progetto comune e renderlo così possibile.
Quanto poi a quelle nicchie di società, a quelle élites nell’élite, che tendono a omologarti e digerirti, ci stai se ci stai serena, oppure tagli la corda, altrettanto serenamente.
Vorrei capire qual è il dramma, lo vorrei davvero.
Probabilmente, a me cotali parnassi sono preclusi… 😉
ciao, cometa
Non so bene qual è il problema, e se c’è.
È che si manifesta con un malessere fisico, un senso di vomito…
Ti suggerisco un libro, e un sito. Ma prima un test.
Il libro è di Luigi Anepeta, “Timido, docile, ardente…” – Manuale per capire ed accettare valori e limiti dell’introversione (propria e altrui), FrancoAngeli, 16€.
Il professore ha anche aperto un sito (www.legaintroversi.it), dove trovi un breve VADEMECUM SULL’INTROVERSIONE. E il link a un test, che ti consiglio di fare sinceramente.
Io l’ho fatto, il risultato mi ha dapprima sorpreso, poi (ho sentito il bisogno fisico di leggere il libro), ho capito e accettato.
L’introversione non è un male, anche se la nostra società è impostata a immagine e somiglianza degli estroversi, degli emergenti, dei competitori, degli aggressivi…
Grazie, lo farò…
Però sulla homepage non trovo il link al test!