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il libro di patrizia
Ne ho potuto leggere solo poche frasi (l’ho avuto due ore fa, e sono al lavoro), ma sono sicura che lo berrò come un caffè shakerato; di quelli un po’ amari che ho dimenticato di girare bene e hanno tutto lo zucchero sul fondo. Piangendo, credo, anche se lei dice che è un libro incazzoso.
In realtà non mi pare tanto incazzoso. A me sembra pieno di pietà e di struggimento.
Però magari mi sto sbagliando, e quando l’avrò finito capirò che aveva ragione lei.
Esce nelle librerie dopodomani, 3 giugno (e a Verona sarà presentato il 10, alle 18.30, alla libreria Rinascita); è edito dalla Sironi; è stato «scoperto» da Giulio Mozzi, ed è scritto da Patrizia Patelli.
Lei – alta, con i due occhi più compassionevoli che io abbia visto negli ultimi anni – vive a Verona da sette anni.
Io, però, l’ho conosciuta solamente la settimana scorsa, perché s’è fatta viva lei.
Mi sembra fragile e vera. Mi viene da tenerla abbracciata per consolarla di qualcosa che non so; è come se portasse in superficie il senso di maternità che c’è in me.
Il libro si intitola «Gli ultimi occhi di mia madre», e racconta ciò che se ne legge qui.
Leggetelo, somari.
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