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una domanda veloce
A proposito.
Ma le famiglie aquilane che il 10 aprile Berlusconi aveva detto di essere disponibile a ospitare in tre delle sue case sono ancora sotto le tende o si sono già trasferite in Sardegna?
Rispondo con cognizione di causa: almeno fino al 19 aprile, “quelle” famiglie erano sempre lì nelle tende, ancora prive di stufe e di bagni adeguati…
Poi, io son tornato a casa, in Sardegna: perché gli addetti ai soccorsi dei primi giorni sono stati avvicendati d’obbligo dopo 14 giorni, anche in considerazione dello stress particolare della prima emergenza…
A parte il giudizio sulle “fanfaronate” di Qualcuno, devo ringraziare davvero tutta Italia, quella “vera”, per la partecipazione a questa tragedia: permettimi, cara Federica, di scriver qui sotto ciò che mi ha detto, quando le dissi che dovevo ripartire, una dolcissima anziana che in quei giorni mi aveva letteralmente “adottato”, più che fossi stato un suo figlio…:
«Io so’ vecchierella e paesana, ma qui ci vivevo da prima di tanti che oggi chiacchierano troppo… Aiutate prima i piccolini, le mamme e chi ha figli… Però – ragazzo mio (Oddio: io “ragazzo” a più di cinquant’anni…! Mi ha davvero commosso…) – non dimenticatevi di me…!»
Io mai dimenticherò quell’ottantenne intabarrata nelle coperte militari, né quegli occhi, magari tarlati dalla cataratta mal seguita dal Servizio sanitario nostrano ma che erano assai più profondi dell’intrasparenza incipiente: quegli occhi rappresentavano per me la felicità di chi stava lì per dare e non per ricevere: erano un compenso per le mie unghie sanguinanti e per le braccia senza più lembi di pelle sani…
Ma oggi, ormai tornato a casa anche se avrei voluto restare, devo ammettere che in queste due settimane ho ricevuto assai più del poco che in quelle stesse due settimae ho potuto – nel mio povero piccolo – regalare…!
Guido