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donne sposate? stop al lavoro
Mentre sorbivo (!) una bevanda color castagna – probabilmente caffè – ho appreso stamattina da Margaret, la mia padrona di casa, che fino al 1973 o giù di lì, in Irlanda c’era una legge che costringeva le donne ad abbandonare il posto di lavoro non appena si sposavano.
La sua – mi ha detto – è stata la prima generazione che ha potuto comprar casa, per esempio (fatta eccezione per le coppie in cui uno dei due componenti era ricco di famiglia), perché in casa entravano due stipendi. “Abbiamo potuto cominciare a viaggiare, a vedere il mondo. Prima, una donna sposata non aveva la possibilità di lavorare, né di separarsi, né di utilizzare anticoncezionali”.
Io non riesco a capire perché a quella parte di umanità di sesso maschile che ha storicamente detenuto il potere, la facoltà femminile di dare la vita è sempre sembrata una ragione sufficiente a punire tutte le donne, a tenerle in minorità.
la mentalita’ cattolica aiuta molto. Fa un po’ ridere, ma a Dublino notavo la gran quantita’ di donne incinte e le famiglie dai molti bambini.
Consiglio la visione o, anche meglio, la lettura di “The Snapper” dall’omonimo racconto di Roddy Doyle, regia Stephen Frears.
In verità tutta la trilogia merita, anche se di solito si conosce solo “the Commitments”.
E’ la storia della ragazza che rimane incinta e non dice di chi?
Non riesco a ricordarmi.
Se è quella ho letto il libro, il film non l’ho visto.
Bello, sì.
è proprio quella. libro stupendo e film pure.
A proposito, sia nel libro che nel film c’è la scena di quando le 4 amiche al pub fanno arrossire il cameriere. Magari succede pure al commesso di qualche post in su.
Non me la ricordo, quella scena.
Quando torno a casa (forse, se trovo il libro: a casa mia c’è parecchio casino, soprattutto nella zona libri) vado a vedere.
Comunque qui a Temple Bar, che è un quartiere ristrutturato a spese della municipalità un tot di anni fa, per farlo diventare il distretto degli artisti (esito raggiunto in parte, ma è già qualcosa, se lo paragono con la mia città; ma Verona non è una capitale, questo è vero), i venerdì sera ci sono tutti gli addii al nubilato delle ragazze irlandesi ma soprattutto britanniche che vengono qui come si viene nella terra di nessuno a farne di tutti i colori.
Si bardano da conigliette con cerchietti con le orecchie e finte codine a ciuffetto, o da infermierine con il camice bianco, per dire, o da cow-girl tutte pizzi, e transumano in branco da un locale all’altro, sempre più piene di alcool.
Mi ricordo una volta che una di queste aveva radunato intorno a sé una folla enorme.
S’era seduta su una specie di muretto a gambe piuttosto distanti l’una dall’altra (per dir così) e sotto la gonnellina minuscola s’è prest scoperto che la birbanta non indossava niente.
C’erano schiere di allupati con macchine fotografiche; molti di loro italiani.
E’ finita che è arrivata la polizia a cavallo e ha disperso la folla.
Questo per dire – lo so, l’ho presa un po’ lunghetta – che di commessi in situazioni imbarazzanti ce ne devono essere parecchi, qui a Dublino.
Bhe, allora il commesso al sexy shop deve essere un ex cameriere di pub. 🙂