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basta, vi prego, parlare di soldi
In giro per la rete c’è parecchia gente arrabbiata per il fatto che il governo (leggi: il piccolo imperatore) ha ceduto alle richieste (leggi: ai ricatti) della Lega, che minacciando la crisi ha ottenuto che per il referendum sulla legge elettorale si vada a votare in un giorno diverso da quello fissato per le elezioni europee, di modo che così vada alle urne meno gente e il referendum fallisca.
L’argomento principale speso contro la protervia leghista riguarda il fatto che sdoppiando gli appuntamenti elettorali si «sprecano» quattrocento milioni (ma il piccolo imperatore garantisce che sono molti meno; e a noi che beviamo le sue parole come fossero stille di dolcissimo umore di frutti maturi non importa nemmeno sapere quanto poco, secondo lui, si «sprecherebbe»).
Sono d’accordo, completamente, con chi ritiene che quattrocento milioni potrebbero essere usati in modo più utile, sia per l’Abruzzo sia per far fronte a qualcuno degli effetti collaterali della crisi economica di cui nessuno parla più.
Però – e indipendentemente da qualunque considerazione sul merito del referendum – se anche la lattina di cocacola avesse deciso di accorpare il referendum alle europee io non avrei per questo pensato bene del governo.
Se anche il botolo col tacco avesse deciso di mandare al diavolo la Lega, l’arroganza leghista non mi avrebbe fatto meno impressione.
In genere, più che le questioni di denaro mi impressionano i contenuti. E uno che ha i contenuti di Berlusconi mi sembra che sia contestabile a sufficienza prendendone in esame gli argomenti, anche senza occuparsi di quanto spreca.
In questa situazione, la frittata era già stata fatta molto tempo prima che il sire dicesse sì oppure no al ricatto.
Il Paese è cosa loro, e non (tanto) perché decidono liberamente quanti soldi sprecare. Se fossero amministratori meravigliosi che fanno risparmiare lo Stato non mi piacerebbero neanche di un milligrammo più di quanto mi piacciano ora.
Detta in un altro modo, assai più brutale e apparentemente snob: sono assolutamente satura di gente che pensa che i soldi siano la questione nodale della vita.
Viviamo vite faticose, brutalizzate dalla tracotanza altrui, attorcigliate intorno alle lancette degli orologi, calpestate dalla violenza del potere, disidratate dalla disperazione, sfiancate dagli adempimenti, vessate dalle più idiote pretese di efficienza, e la gente pensa che con più soldi tutto questo abbia finalmente conquistato un suo perché.
Scusate: ma per mettermi in pari con quel che dò a questo tipo di vita i soldi che mi aspetterei sarebbero infinitamente di più di quelli che prendo.
E io ho uno stipendio decente.
Ps. Il fatto che la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia giudichi inaccettabile la decisione del governo (si legga qui) contribuisce – credo – alla chiarificazione del mio argomento.
Sì, questo approccio ha le proprie ragioni. Io son più assolutista nella prassi istituzionali e soffrivo assai l’idea che il governo (ovviamente qualsiasi governo) avesse il potere di scegliere quali referendum accorpare.
Ovvio che c’è un certo numero di altri risvolti.
Sarà l’età, ma adesso questa cosa dei soldi al centro di tutto – come se la capacità di risparmiare fosse di per sé argomento politico sufficiente a meritare l’approvazione della gente a colui che risparmia – mi ha veramente stancato.
Mi interessa di più – per dire – come viene speso quel che viene speso.
Per chi.
Perché.
Cosa sarà del concetto di redistribuzione del reddito.