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mi arrendo
Verandine e stanze in più (ma solo per chi le case se l’è comprate, e per di più mono o bifamiliari; mica per chi è in affitto).
Demolizione del testo unico per la sicurezza sul lavoro, perché le imprese devono poter fare – «leggère» – quel che vogliono, mica star dietro a stupidi e «pesanti» adempimenti formali.
La lattina di cocacola che va a congresso.
Fini che se pensa davvero ciò che dice mi domando che cosa diavolo sta a fare insieme a quel patetico vecchio eversivo e arrogante.
Il disegno di legge sul testamento biologico che non vale esattamente quando servirebbe che valesse: «In condizioni di urgenza o quando il soggetto versa in pericolo di vita immediato, la Dat non si applica».
I medici che devono denunciare i malati senza permesso di soggiorno.
La maggioranza degli insegnanti «tagliata» al sud.
Il ritorno al nucleare.
La lattina di coca che dice ai licenziati «trovatevi qualcosa da fare», e agli italiani «lavorate di più».
Il contatto col potere devastante della gente dei servizi cosiddetti sociali, che dovrebbero alleggerire i pesi di coloro nelle cui vite ingeriscono e fanno invece l’esatto contrario.
Cicchitto che difende Berlusconi in tv, ospite di un tale con una voce stridula, gutturale e pacatamente ottimista.
Vespa che scrive che il Pdl è il più grande partito «moderato» (moderato!) della storia repubblicana.
Il numero crescente di prove del fatto che se non si fa parte di consorterie e di gruppi di potere – o perché ci si è nati o perché, consapevolmente o no, si è disposti a fare i servi – il destino è arrancare, contorcersi e infine accettare quietamente la sconfitta (se alzi la voce sei sfigato).
La retorica delle cosiddette «orazioni civili».
I due romeni scarcerati, e giornali che dicono «cos’è? Erano delinquenti anche in Romania e adesso vorrebbero anche le scuse?».
Gente che non ha dove dormire e si distende per strada accusata di essere la ragione del degrado delle città, dell’aumento della criminalità. Di non aver voglia di «rimboccarsi le maniche» (che locuzione volgare e padronale).
Io non ho più voglia di vedere, di guardarmi intorno, di scrivere.
Lo so, lo so… In questo periodo ci stiamo avvitando in noi, raccontando un orrore che non finisce, che sembra non finire mai.
Ma io penso che devo darci un taglio, se no davvero mi arrendo.
Forse la soluzione è non scrivere più ed uscire, cercare connessioni, contatti che riscaldino il cuore.
Qui, tutto sommato, rimaniamo soli a dialogare con uno schermo.
Invece c’è anche un mondo che non si arrende.
Sotto un certo punto di vista questa arroganza che racconti (raccontiamo) pare insostenibile, ma solo perché nessuna intelligenza la limita.
Invece, fuori da quel padiglione surreale dove s’indorano a vicenda, l’intelligenza ancora esiste. La voglia di essere umani sonnecchia, ma c’è, nelle piccole cose, nei sensi che si risvegliano coi primi calducci, nella voglia di incontrarsi su un prato, nello stringersi e camminare e sudare insieme in manifestazione…
Quando le legge è carta straccia, quando (finalmente) non c’è proprio più nulla a cui obbedire abbia un senso, andiamo fuori a fare la nostra, piccola o grande,rivoluzione.
Non ti arrendere, Federica, non ora.
Non c’è nulla a cui valga la pena di arrendersi…
Un abbraccio, erri
Lo so che la salvezza è nelle cose e negli amori.
Lo so.
Nel cielo, nei progetti, nel profumo da spruzzare, nella pizza, nella cioccolata, nella crema per la faccia.
Nei rapporti personali, nelle chiacchiere.
Non sono di quelli che vive per interposto monitor – anche se il tempo che ci passo da quando ho il blog è molto maggiore che negli anni precedenti – ma lo stesso la tentazione di alzare le mani ce l’ho forte.
Non ho voglia di spendere più energie nel resistere; è faticosissimo, anche perché tocca resistere anche a coloro che dovrebbero resistere accanto a te.
Vorrei solo dedicarmi a me, il che è in pratica il prato di cui dici.
Ma è difficile anche questo, se quando esci di casa vedi merda, e per la strada vedi merda, e tornando di notte dal lavoro – per dire – dopo aver sorpassato un motociclista in modo assolutamente corretto e ortodosso, a volte tocca sopportare, poi al rosso del semaforo, i pugni sul finestrino di quello stesso motociclista che chissà perché s’è incazzato perché l’hai sorpassato (sì, m’è successo: ha smesso di prendere a pugni il finestrino solo quando ho tirato fuori il telefonino e gli ho fatto vedere che stavo digitando i numeri uno-uno-tre).
Comunque.
Voglio imparare ad occuparmi (perlopiù: non pretendo di riuscire a farlo esclusivamente) delle cose che mi fanno stare meglio.
Fase di scelte.
Ho letto solo oggi questo messaggio inviatomi venerdì sera da un mio collega che non conosco, di un dipartimento diverso dal mio.
Riguarda un progetto di Intesa San Paolo. Pur trattandosi di “una cosa piccola”, vederlo mi ha fatto sentire bene.
Anch’io ti dico di non arrenderti…
Un bacio
“Cari colleghi,
come forse avrete visto questa sera in televisione, Ermanno Olmi,
Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino hanno fatto tre “corti” che costituiscono il progetto “Per fiducia”. È un progetto di Intesa San Paolo per cercare di “raccontare storie positive che animano il nostro paese”. I tre corti saranno resi uno alla volta disponibili su Internet.
http://www.perfiducia.com/#/homepage
Il primo “corto” ad essere stato rilasciato è quello di Olmi. Racconta la storia di due ragazze che hanno vinto (realmente!) il premio Samsung per l’innovazione. Nella storia del corto (quella invece è di fantasia) incontrano una persona che dà loro una mano per trasformare la loro idea in un progetto vero e proprio. Potete vedere il corto al seguente indirizzo:
http://www.perfiducia.com/#/film-olmi
L’assistente di Olmi aveva contattato il CEFRIEL e in particolare il mio collega Matteo Rigamonti, un nostro brillante dottorato nel settore dell’elettronica, perché voleva alcuni pareri e commenti sul progetto. Poi Il maestro ha chiesto che Matteo ed io lo incontrassimo.
Ha voluto sentire da noi cosa pensassimo dei problemi della ricerca e dell’innovazione. Voleva sentire dal nostro punto di vista quello che si vive in un mondo così diverso dal suo.
È stato un incontro bellissimo perché Olmi ha una umanità, una
passione e un calore unici.
Non potete immaginare quindi la sorpresa e il piacere che ho provato questa sera guardando il film e notando che Olmi ha ringraziato nei titoli di coda il CEFRIEL, il Politecnico, Matteo e me.
È solo un “corto”, una cosa piccola. Ma tutto sommato, proprio perché si parla di “fiducia”, di ricerca e dell’essere positivi, è un segnale di serenità e, se posso usare una parola grossa, di speranza.
Un cordiale saluto,
Alfonso Fuggetta”