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i titani e la meritocrazia
Leggo che nel giro di nomine che renderà Ferruccio De Bortoli presidente della Rai (ma davvero: chi gliela fa fare? E in effetti, ora che son le 10.30, ho scoperto che ha rinunciato, sia pur «dopo essersi reso disponibile» all’incarico, cosa che comporta la conseguenza che gli faranno pagare la figuraccia a cui li ha costretti), a dirigere il Tg1 dovrebbero giocarsela Mario Orfeo direttore del Mattino e Maurizio Belpietro direttore di Panorama.
Di Belpietro, che tanto fiero gode della sua fama di persona simpatica come la tosse di notte (direbbe la Littizzetto), ricordo chiaramente una trasmissione tv in cui anni fa intervistava una donna accusata di aver commesso violenza sessuale su alcuni bambini, che forse – ma la memoria, qui, non mi soccorre fino in fondo – erano addirittura suoi figli.
Naturalmente, la donna venne assolta dopo una serie di peripezie giudiziarie che dovevano servire a dimostrare l’incapacità dei magistrati, ma questo è secondario.
Bene.
Una delle domande di Belpietro a questa donna fu: «Signora, cosa provò quando il pm la condannò?».
Il pm, però, sostiene la (per ora) pubblica accusa.
Non fa sentenze.
Quelle sono compito di un giudice terzo.
Belpietro se l’era dimenticato.
Quando era direttore del giornale con la maiuscola, Belpietro – nel novembre 2006, fece pubblicare in prima pagina la notizia secondo cui l’allora ministro per della Sanità Livia Turco aveva aderito a una proposta di legge sull’eutanasia di iniziativa di quattro deputati.
«Scopriamo così», commentò la Turco, «che il direttore del Giornale Maurizio Belpietro e i suoi redattori non sanno che in qualità di membro del governo non firmo proposte parlamentari e che “la Turco” del titolo sparato a prima pagina di quel quotidiano non è la sottoscritta ma l’onorevole Maurizio Turco, deputato della Rosa nel Pugno».
Non so.
Negli anni si migliora, è vero, e una seconda chance va data a tutti.
Ma visto che avere qualche idea chiara sulle istituzioni di diritto pubblico non sembra così importante (perché studiare quelle vecchie, quando ormai le stanno cambiando tutte?), non è che magari prima di nominare un tipo direttore del Tg1 gli si potrebbe fare un piccolo test – ipotesi – sulla sintassi del periodo?
Anche perché in queste condizioni l’ossessiva invocazione del criterio meritocratico ripetuta dai destri ha un effetto come minimo – come minimo – vagamente lassativo.
Appena meno dell’olio di ricino (ma qui basta aspettare un po’).
un solo commento: “il giornale” la maiuscola la perdette quando se ne andò Montanelli. Non mi risulta che l’abbia più riguagagnata. Questo indipendentemente da come viene scritto sulla testata.
Non so.
Non vorrei che il maggior merito di Montanelli sia stato l’esser antiberlusconiano.
Io non me lo ricordo fra gli antifascisti, ai tempi del fascismo. Vero che in corso d’opera cambiò strada, ma – insomma – aveva scritto (secondo Wikipedia) questa frase qui: «Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà».
Storicizzo e contestualizzo quanto vuoi, però non trovi singolare che Montanelli sia iol profeta di giornalisti come Travaglio ma anche, contemporaneamente, di altri minimi belpietri che si vantano di avere imparato tutto da lui?
Mi allargo ed esagero, consapevolmente, e anche con l’intento di prendermi in giro da sola: secondo te, gli ipotetici discepoli (inesistenti, ma va bene…) di un mio supposto (ma inesistente) magistero giornalistico potrebbero essere allo stesso tempo – fo per dire – Maria Giovanna Maglie e, non so, Curzio Maltese?
Ma sì. Tanta fedeltà (unica qualità misurata e premiata dal potere) dovrà, giustamente, essere ripagata con la direzione del TG1. E, comunque, in questi tempi di confusione lessicale quella di Belpietro sarebbe una nomina che chiarisce la distanza tra i telegiornali e l’informazione.