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fisichella, o del pensiero lento
È senz’altro un problema mio, ma non credo nemmeno per un solo minimo istante alla sincerità delle parole con cui Rino Fisichella, professione monsignore, sembra dall’Osservatore romano voler criticare il vescovo di Recife che ha scomunicato la madre della bambina di nove anni incinta di due gemelli perché ripetutamente violentata dal patrigno e i medici che l’hanno fatta abortire.
A parte il fatto che gli ci sono voluti troppi giorni per elaborare uno straccio di sconfessione come questa – cosa che fa pensare o a un cervello piuttosto lento in fase di elaborazione di concetti relativamente semplici, o a una preoccupazione di politica interna vaticana così preponderante da vanificare ogni possibile effetto delle parole – Fisichella dice una cosa orrenda: che la storia di violenza sulla bambina «sarebbe passata inosservata se non fosse stato per lo scalpore e le reazioni suscitate dall’intervento del vescovo».
A me sembra che Fisichella stia dicendo che se il vescovo avesse gestito la vicenda con discrezione, la sua chiesa non si troverebbe ora a sopportare l’accusa di essere «insensibile, incomprensibile e priva di misericordia».
Non so: magari poteva scomunicare tutti (tranne il patrigno) fra un annetto, quando nessuno se ne ricordava più. O non scomunicare affatto per ragioni di mera opportunità d’immagine e di marketing.
L’unica vera esperienza che ha fatto questa gente con le gonne è quella della conquista del potere in curia. È l’esperienza del mezzuccio per arrivare a dominare la cosca.
È l’esperienza normale di chi abbia fatto politica ad alti livelli.
Solo che quelli con la gonna color porpora dovrebbero essere angeli del signore, e non diavoli che conducono con ferocia – io li vedo così – la loro lotta per conquistare pezzi di potere nell’opaco universo curiale.
Per il resto, niente esperienza carnale, soppressione ipocrita (e forse nemmeno riuscita) del corpo; considerazione delle donne come diavolesse da sopprimere perché possono dare la vita; soppressione della libertà femminile.
Che orrore.
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