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what does it mean?
Nel sistema universitario, «mi auguro che siano maturi i tempi per ripensare e rivedere scelte di bilancio improntate a tagli indiscriminati».
La frase è di Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica.
Delle due l’una: o essa contiene una pesantissima accusa nei confronti delle scelte della ministressa Gelmini e dei suoi soci governativi, che avrebbero compiuto tagli appunto «indiscriminati», cioè decisi senza criterio; oppure essa intende unicamente conquistare un consenso immediato a colui che la pronuncia.
La frase, generica e apodittica quale si dimostra nel suo stesso definire «indiscriminato» non uno specifico taglio (o una serie specifica di tagli), ma qualunque taglio, non chiarifica ciò in cui potrebbe invece consistere un taglio eseguito adoperando le virtù del discernimento e della lungimiranza.
Capisco che elencare i capitoli da tagliare non è un compito istituzionale del presidente della Repubblica, né mi sogno di affidarglielo, tanto più se penso quanto mi è fastidioso, ogni volta che avanzo una critica qualunque, sentirmi domandare dal geniaccio di turno cose come «e tu cosa proponi?», quasi che l’obbligo di affiancare la pars costruens a quella destruens fosse nel frattempo diventato un patetico obbligo di legge a cui non ci si può sottrarre, indipendentemente dal ruolo che si ricopre.
Però, e che diamine: in questo caso non è un po’ troppo facile, per Napolitano, pronunciare parole che lo fanno apparire un pochino di sinistra ma anche un pochino di destra?
In vero vi sarebbe anche una interpretazione tecnica. Le politiche di bilancio degli ultimi anni (il campione è Tremonti ma Paoda Schioppa ha fatto il suo) hanno applicato in maniera uniforme i tagli alla spesa ed hanno imposto alle amministrazioni perifiriche di fare in questo modo.
Nella ricerca, per esempio, abbiamo l’assurdo che i tagli al capitolo “auto blu” in realtà siano tagli che coinvolgono anche mezzi usati per ricerca proprio perché il taglio è indiscriminato e spalmato in maniera uniforme su tutto il capitolo. Per di più i tagli alla spesa sono imposti anche uniformi per capitoli (e dunque si taglia anche laddove bisognerebbe investire).
Ma forse sono stato preso da un attimo di ottimismo. E comunque nell’università, nella ricerca e nella formazione occorre, com’è evidente, investire. Investire, investire, investire, … Poi qualche singolo capitolo può tranquillamente essere tagliato.
Io penso che tu sia stato un po’ ottimista, sì.
Se non altro perché per quanto scarso potesse essere il tempo a sua disposizione, forse napolitano poteva spiegarsi un po’ meglio.
Se non l’ha fatto, vuol dire che c’è un perché.
Ma magari mi sbaglio, ma penso di no.
E a riprova cito la reazione della Gelmini (grazie all’intervento di Napolitano ritornata peraltro improvvisamente agli onori delle cronache): «Le preoccupazioni del presidente Napolitano sono anche le preoccupazioni del governo. La Ricerca e l’Università sono alla base dello sviluppo di un Paese, ma è altrettanto vero, però, che in questa fase di difficoltà economica internazionale è necessario investire il denaro pubblico con grande attenzione e oculatezza. Per questo bisogna tutelare al massimo le tante realtà di eccellenza presenti in Italia. Tuttavia è nostro dovere amministrativo e morale eliminare gli sprechi e le spese non necessarie accumulate negli anni a causa di gestioni universitarie poco efficaci. Ci sono ampi margini per migliorare le modalità di spesa degli atenei e per destinare fondi alla ricerca e alle università più virtuose. – prosegue il ministro – Il governo con il decreto legge sull’università ha deciso di destinare più fondi alle università migliori e di creare 4000 nuovi posti da ricercatore. Ha deciso inoltre di mettere un freno al moltiplicarsi di corsi e sedi distaccate».
Io sull’argomento mi permetto di citare nuovamente Marco Cattaneo:
http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/02/23/oh-presidente-mio-presidente…/