tutti i trucchi dei furbetti terroni

capri_dallalto
Grande Stella.
Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
Nella sua indefessa crociata contro gli sprechi e le furberie dei suoi vili compatrioti, il Nostro ha stavolta ha deciso di parlare degli agenti di custodia che, assurti nell’Agrigentino a cariche elettive, rifiutano il trasferimento al nord, cioè là dove sarebbero più utili.

Fin qui l’antefatto.
Ora leggiamo.

Hanno scoperto un trucco: un dipendente pubblico che ricopre un incarico pubblico può chiedere d’essere trasferito vicino a casa sua. Sia chiaro: non dipende da questi furbetti se esiste da anni l’andazzo di segretari, impiegati, postini, tecnici catastali e lavoratori pubblici vari che, assunti per coprire i buchi di organico nel Nord del Paese, cercano appena possibile di tornare vicino alla famiglia.
Diciamolo, il tentativo di rientrare nei dintorni dei luoghi in cui magari vivono i vecchi genitori, la moglie, i parenti è umanamente comprensibile. Che però debbano rimetterci il funzionamento dei pubblici uffici e i cittadini che se ne servono, è assai discutibile. Anzi, è inaccettabile. Tanto più quando la sproporzione nella copertura degli organici nelle diverse parti del paese grida vendetta.

Quest’uomo ha quasi sempre il potere di farmi arrabbiare moltissimo.
Parla di «andazzo», lui. Come se voler tornare vicino a casa fosse una di quelle cosucce improprie che, insomma, a voler essere proprio corretti, dovrebbero essere rese impossibili, o quantomeno più difficili.

Certo: è così uomo di mondo dal cuore aperto da arrivare a dire – pensate – che voler tornare dalla moglie (mio dio: la moglie! La persona con cui s’è deciso di fare un lungo pezzo di strada, e invece lei sta là e lui sta qua…) e dai vecchi genitori («magari» vecchi; «magari» invece trentacinque-trentaseienni gagliardi e attivissimi nel godersi la vita come solo i pigri terroni adusi a secoli di mollezze sanno fare) è «umanamente comprensibile», ma non al prezzo – un po’ di pudore, terroncelli! – «che debbano rimetterci il funzionamento dei pubblici uffici e i cittadini che se ne servono».

Ma come può Stella, io mi domando, confondere il piano istituzionale con quello individuale e non capirlo?
Come può far confusione tra ciò che le leggi ti consentono di fare (chiedere il trasferimento ed eventualmente ottenerlo) e ciò che ciascuno, individualmente, è chiamato a fare perché lo Stato – come dire? – goda di salute migliore?

Sarò più chiara.
Se a uno Stella disoccupato e in difficoltà economica – ma il problema non può esser suo, giacché in genere chi ci parla di sprechi con tutta questa bramosia moralista e con queste espressioni schifate è spesso un titolare di ampi privilegi (probabilmente meritatissimi, però il punto non sta qui) – viene offerta la possibilità di partecipare a un concorso che bandisce posti al sud, beh, questo giovane Stella in difficoltà cosa fa? Dice «no, non posso, perché poi quando chiederò il trasferimento per poter stare vicino ai miei anziani genitori trentaseienni l’amministrazione in cui lavoro si troverà in difficoltà»?
Dice a se stesso «no, Gianantonio: meglio restar qui senza soldi piuttosto che mettere in difficoltà l’efficienza dello Stato»?

Ma io mi domando se quest’uomo si rende conto di quel che scrive.
Dell’antimeridionalismo che ogni sua parola sprigiona con la stessa lampante evidenza con cui folate di sudore aspro promanano dalle ascelle di un atleta che ha appena sostenuto uno sforzo immane.

Ah quant’è bello fare i moralisti alle spalle degli altri, incuranti delle situazioni di difficoltà degli altri, protetti dalla propria coltre di privilegio.
Cose da pazzi.
«Umanamente comprensibile» voler tornare a casa, ma insomma, civicamente deprecabile.
Ma per favore.

Ah.
Il titolo del pezzo è: «Tutti i trucchi per farsi trasferire al Sud».
Semplicemente im-mo-ra-le.
A parte il caso dei secondini, trattare il legittimo (la legge lo consente!) desiderio di tornare a lavorare vicini a casa – ciò che lui ha la grazia di chiamare «l’andazzo» – come se fosse un «trucco» è semplicemente immorale.
Eh no.
Avete vinto il concorso a Fossano?
Baciate la mano che vi dà lo stipendio, su.
State là fino alla pensione, dai!
Fino a 65 o 70 anni (a seconda di ciò che chiederà la Ue e vorrà Brunetta).

Non lamentatevi: il freddo vi conserverà giovani e vi farà finalmente uscire dalla vostra – diciamocelo, ché in fondo siamo tra noi – tradizionale e congenita pigrizia.