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precedenza a destra
Copio dal pezzo di D’Avanzo la parte che mi sembra più significativa per il senso che ha nel blindare definitivamente le notizie e nel rendere definitivamente inutile – con le conseguenze che se ne possono immaginare anche in termini di perdita di posti di lavoro – la professione giornalistica e, di più, i singoli giornalisti.
«È proprio sulle conseguenze di violazioni (finora comunemente accettate) che la legge del governo lascia cadere un maglio sulla libertà di stampa. È stato già raccontato da Repubblica che Berlusconi abbia sorriso ascoltando i suoi consiglieri chiedere ”più galera per i giornalisti” (fino a sei mesi per un documento processuale; fino a tre anni per un’intercettazione)».
«Raccontano che Berlusconi abbia detto: “Cari, lasciate dire a me che sono editore di mestiere. Se li mandi in galera, ne fai degli eroi della libertà di stampa e magari il giornale per cui lavorano vende anche di più, e questo sarebbe uno smacco. La galera è inutile. So io, da editore, quel che bisogna fare…”.
Ecco allora l’idea che sta per diventare legge dello Stato. Efficace, distruttiva. Che paghino gli editori, che sia il loro portafogli a sgonfiarsi. La trovata sposta la linea del conflitto. Era esterna e impegnava la redazione, l’autorità giudiziaria, i lettori. Diventa interna e vede a confronto, in una stanza chiusa, redazioni e proprietà editoriali. La trovata trasferisce il conflitto nel giornale.
L’editore ha ora un suo interesse autonomo a far sì che il giornale non pubblichi più quelle cronache. Si porta così le proprietà a intervenire nei contenuti del lavoro redazionale, le si sollecita, volente o nolente, a occuparsi dei contenuti, della materia giornalistica vera e propria, sindacando gli atti dei giornalisti.
Il governo pretende addirittura che l’editore debba adottare “misure idonee a favorire lo svolgimento dell’attività giornalistica nel rispetto della legge e a scoprire ed a eliminare tempestivamente situazioni di rischio”.
Evidentemente, solo attraverso un controllo continuativo e molto interno dell’attività giornalistica è possibile “scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio”. Di fatto, l’editore viene invitato a entrare nel lavoro giornalistico e a esprimere un sindacato a propria tutela. Divieto di cronaca per il tempo presente, controllo dell’editore nelle redazioni in tempo reale.
Ecco dunque lo stato dell’arte: si puniscono i giornali e i giornalisti; si sospende il direttore dall’esercizio della sua funzione; si punisce l’editore spingendolo a mettere le mani nella fattura del giornale. E quel che conta di più, voi non conoscerete più (se non dopo quattro o sei anni) le storie che spiegano il Paese, i comportamenti degli uomini che lo governano, i dispositivi che influenzano le nostre stesse vite».
E – quei parlo io – stabilisce definitivamente una volta per tutte che i giornali sono di chi li possiede, e non di chi li legge.
Con la conseguenza che esisteranno solo ed esclusivamente giornali di parte.
Non che quelli attuali siano mostri di equanimità, d’accordo.
Ma adesso ci sarà bisogno di schierarsi – e di pagare conseguenze anche penali – anche solo per fare cronaca spicciola.
E questo significa la mazzata finale sulla credibilità della categoria.
Già adesso non ne trovi due, di lettori, disposti a sostenere che i giornalisti possono – non dico «sono» – imparziali: quando saranno costretti dalla legge a essere per forza di parte; quando esisteranno solo giornali di due tipi, governativi (al livello locale o centrale) e antigovernativi, allora il giornalista sarà diventato definitivamente strumento del padrone, poco credibile, squalificato, da pagare poco, e la sua situazione di servilismo sarà così armoniosamente codificata da rendere impossibile a chiunque alzare la testa anche di poco.
In basso.
Bisogna guardare in basso.
Alle pudenda, alle viscere.
Proprio come loro.
L’occasione mi è gradita per ringraziare tutti i miei colleghi vili e servi dentro che hanno reso possibile, propiziato, o anche solo non ostacolato, questo risultato.
Già che ci sono, linko questa storia estremamente istruttiva sulle intercettazioni. Grazie ad Andrea per avermi spinto a leggere oltre il titolo.
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