Tags
Related Posts
Share This
gaudeamus igitur
Ce l’hanno fatta, per la miseria: sono riusciti a perdere la Sardegna.
Direi che vale la pena di festeggiare.
Se per caso l’avessero vinta, avrebbero detto che la strada è quella giusta.
A pensare qual è la strada maestra dei veltroniani, però, viene un attacco di gastrite: sbarramenti elettorali per essere sicuri di escludere tutti quelli che sono appena più a sinistra del compagno Letta; se Enrico o Gianni, è questione che impegna gli osservatori.
Il problema è come uscirne, ma fa niente.
Possiamo sempre rifugiarci in un campo nomadi: da là, dopo le 22 non esce nessuno, e quindi il problema non ci si porrebbe più.
Gaudeamus, igitur.
Tanto più che – come spiegano su Repubblica.it (e che qualcuno mi dica che non siamo in una fantastica fase di antimeridionalismo dichiarato) – «anche la divisione per aree geografiche lascia di stucco: la maggior parte degli episodi avviene al nord, con 601 eventi (51,5%), mentre nel Mezzogiorno e nel Centro del Paese si osservano rispettivamente 280 (24%) e 286 episodi (24,5%). Possibile?».
Parlano delle aggressioni denunciate dagli agenti della polizia stradale.
E – toh, che sorpresa – il motore economico, l’avanguardia civile, la locomotiva del Paese mena di più.
Cose che «lasciano di stucco».
«Possibile?».
Non so dove viva l’autore del pezzo.
Io vivo in uno dei vagoncini della locomotiva del Paese, in fondo a destra dell’avanguardia civile, e la ferocia dei rapporti personali che ci vedo non mi rende per niente sorprendenti questi dati.
Piuttosto, mi risulta sorprendente che un giornalista possa scrivere che i dati lasciano di stucco, e domandarsi «possibile?», dichiarando esplicitamente con queste poche parole di ritenere che la superiore civiltà del nord avrebbe dovuto a suo giudizio da molto tempo avere superato la – come dire? – «fase-caverna» nella quale invece a buon diritto possiamo immaginare tuttora immersi i poveri trogloditi meridionali.
Sì.
Gaudeamus.
Potrebbe essere che quel tuo collega non ha ben compreso la definizione del suo lavoro, forse perché non l’hai mai vista, forse perché non ha ben compreso cosa sia la semantica.
E se invece il punto stesse proprio nel fatto che non gli è semplicemente scattato un automatismo, ma lui ci crede proprio?
Mi ero fatto l’idea che i giornalisti (esclusi i presenti) fossero in gran parte “dei porci”: un’élite di furboni che “ci fa”.
Mi vorresti dire invece che “ci è”?
ciao, cometa
No, io non sono nella condizione di dire che la mia sia una categoria di porci, francamente.
Ne conosco troppi che stanno male per quel che vedono e quel che patiscono.
E comunque io credo assolutamente possibile, sì, che qualcuno dei miei colleghi creda autenticamente a ciò che scrive; in questo specifico caso, al fatto che qui e ora si possa – se non addirittura si debba – essere antimeridionalisti.
Non condivido minimamente la semplificazione brutale e ideologica della realtà che secondo me quest’idea contiene.
Ma non dico né che “ci sono” né che “ci fanno”.