Tags
Related Posts
Share This
che buono il burro nella buvetta
E «via la buvette dalla buvette»? No?
5 Comments
Leave a Reply
About Me
Scrittrice e giornalista, ho lavorato per oltre vent'anni nei quotidiani, dimettendomi in agosto 2012 da un contratto a tempo indeterminato.
Ho scritto il noir 'Due colonne taglio basso' (Sironi editore), la storia d'amore 'L'Avvocato G' (Senza Patria editore), e il saggio 'Il paese dei buoni e dei cattivi' (minimum fax), in cui esamino e decostruisco le retoriche giornalistiche (*qui* tutti i link a tutti i pezzi giornalistici citati nel libro).
Alcuni miei racconti sono stati pubblicati in riviste e raccolte.
Mi occupo anche di scambi culturali fra l'Italia e l'Irlanda. il paese dei buoni e dei cattivi
l'avvocato g
due colonne taglio basso
Eppure eppure mai devono aver assaggiato il burro salato (meglio ancora demi sel) della normandia. Razza d’ignoranti universali.
…e se facessimo cambio?
Restituiamo alla Francia il burro e ci prendiamo i loro politici, che ne pensate?
@ dalovi: se è per questo, probabilmente i leghisti non hanno neppure mai assaggiato la mozzarella di Gioia del Colle!
Ah, questa cosa di Cometa mi fa venire in mente una scenetta meravigliosa a cui ho assistito quest’estate.
Negozietto (carissimo) del villaggio-vacanze garganico (bel posto, soprattutto se hai figli).
Dietro al banco, una donna bella abbondante con faccia da affarista.
Davanti al banco, coppia veneta, diurei Veneto orientale, ma forse anche solo Vicenza-Padova, quella terra di mezzo lì.
«Saràea bona par tì a mosarèa de bùfaea?» (tra loro).
«…».
Io, dietro, stavo per dire che la mozzarella di bufala comprata sull’Adriatico meridionale è uguale uguale alla mozzarella di bufala comprata in pianura padana, perchè la terra d’origine della mozzarella di bufala s’affaccia sul Tirreno…
Poi mi sono detta: no. Taci.
Alla venditrice: «Signora, sea bona la bùfaea?».
Alla moglie, sottovoce: «Se no a sé bona qua, ‘ndo vuto che a sia bona?».
La venditrice: «Sì, è buona» (prendendola e infilandola in un sacchetto).
A me piacciono da morire questi padani che arrivano al sud e del tutto incuranti di un minimo di cultura gastronomica dei luoghi cominciano a pensare che qualunque cosa mangeranno sarà piccante, anche il cappuccino; che la mozzarella è buona sempre e comunque; che il pesce è fantastico anche se sono nell’entroterra campano, tipo in Irpinia o nel Sannio, ipotesi.
Che vanno nel basso Lazio e chiedono le orecchiette con le cime di rapa, o a Enna vogliono gli spaghetti con le vongole.
Del resto la prima versione della delibera lucchese (quella dell’anno prima) parlava di kebab ed assimilati! Il problema non è solo che sian gelosi del loro piccolo (e lo sono pure io con l’olio, alcuni vini rossi, alcuni tagli di carne, alcuni salumi, etc.) ma che abbiano paura del piccolo altrui. Chissà, forse perché il loro piccolo è un mito, un mito vuoto ormai, inglobato nell’angolo dei prodotti tipici di un qualsiasi ipermercato.
@cometa: a questa condizione rinuncio al burro normanno!