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e se dna e impronte fossero chiesti agli italiani?
Leggo che Maroni – lasciando di stucco l’Aido, che sul tema dovrebbe avere la sua bella competenza – sostiene che anche in Italia, eccome, c’è il traffico di organi, e che – udite udite – il turpe commercio coinvolge, sommo orrore, i bambini.
Così, il bipede con l’occhiale rosso (già fotografato accanto a quel don Abrahamovicz per il quale lo Zyklon B era poco più che una dose di Citrosil necessaria a de-ebreizzare gli ebrei) si fa venire questa grandissima idea: la banca dati del dna.
Per difendere meglio i bambini, ovvio.
Mica per controllare il mondo noi che all’improvviso ce ne sentiamo i padroni, buoni e giusti.
E a proposito: quanto bene ci sta, a noi civilizzatissimi italiani di stretta osservanza, che nel Lincolnshire, nel nord dell’Inghilterra, gli operai inglesi sono furiosi contro gli operai italiani che rubano loro il posto (e, suppongo, puzzando anche un po’ di più, e magari violentando le loro donne)?
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