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sventate, puttane e assassine (ma da salvare)
Uno penserebbe che sì, finalmente, questo è un modo per rispettare la volontà e la decisione di una donna senza che questa donna sia costretta ad affrontare i rischi di un’anestesia generale e di un intervento chirurgico.
Poi legge il terrorismo della Roccella, ex portavoce del meravigliosissimo family day, e passa ogni allegria per il fatto che quasi sembra che questa scelta dell’Aifa sostenga indirettamente il principio che l’unica persona che può decidere per la donna incinta è la donna incinta: sedici donne sono morte (e non ti dice su quante somministrazioni di Ru486: sedici? Cento? Mille? Decine di migliaia? Milioni?), il farmaco – ahimè – ha «molti lati oscuri» (e gli altri Paesi Ue che l’hanno approvato sono evidentemente governati da irresponsabili), «è una truffa dire alle donne che è sicuro e che rende l’aborto facile», «le donne devono sapere che l’aborto chimico non è una passeggiata»…
L’aborto, amiche assassine, non può mai essere facile.
Se lo fosse, significherebbe che voi avete il diritto di decidere, e invece non ce l’avete.
Essere incinte è un fatto sociale, mica una cosa che riguarda voi sole.
Non avete il diritto di decidere; e se una legge che favorisce la strage dei vostri bambini innocenti vi dà la possibilità di farlo, beh, rispettate almeno le condizioni: usate la settimana di riflessione per capire se siete proprio sicure di voler ammazzare un essere umano indifeso che avete concepito grazie alla vostra imperdonabile leggerezza; e abbiate almeno la compiacenza di consentire ai medici di potersi sporcare i guanti del vostro sangue.
E mi raccomando: per conquistarvi la possibilità di abortire mostratevi contrite; affermate che è una sofferenza psicologica terribile. Pronunciate la formuletta magica «abortire è sempre un dramma per ogni donna».
Non mostratevi mai troppo decise, sicure della vostra scelta.
Non sostenete mai il punto che sulla vostra decisione non intendete tornare indietro.
Se proprio dovete abortire, insomma, almeno soffrite.
Puttane.
A proposito.
Dice tale Javier Lorenzo Barragan, che poi sarebbe la Francesca Martini del Vaticano (che a sua volta sarebbe la successora di Livia Turco), che lui capisce benissimo la situazione «ingombrante e imbarazzante» di una ragazza.
«Ingombrante e imbarazzante»: Javier Lorenzo dice «ingombrante e imbarazzante».
Una questioncella mondana, insomma. Niente che tocchi le fibre più intime e i sentimenti più incomunicabili di una donna, che – per questo – di parlare con uno come Javier Lorenzo potrebbe anche non aver nessuna voglia.
E poi si permette di parlare di rispetto. Lui. Ma mi faccia il piacere, Javier.
«La vita», avverte J.Lo, «è un dono d’amore che Dio vuole che si generi dove c’è amore, cioè all’interno del matrimonio unico e indissolubile».
Nelle altre coppie non ci si ama.
Ma se solo facessero un esercizio di umiltà, questi figuri.
non mi permetto di commentare, alle 8.47 di lunedi mattina, senza aver ponderato su ciò che possa scrivere, questo tuo post. ma ti dico solo una cosa: brava! è a tratti forte, ma ti tocca dentro. brava. e grazie. buona settimana, a.
In effetti su questo genere di argomenti – libertà di scelta delle donne, papismi, pretismi e chiesismi – sono piuttosto radicale.
D’altra parte se a essere incinti fossero gli uomini:
– l’aborto sarebbe una pratica meritoria e giustificata da incontestabili motivi superiori;
– la via chirurgica sarebbe stata da tempo immemore abolita come minimo per ragioni economiche;
– i preti si farebbero i fatti loro;
– le femmine sarebbero obbligate per legge a indossare arditi modelli di preservativo a meno che non ricevano autorizzazione scritta dell’uomo con cui intrattengono sexual intercourse, e – in mancanza – sarebbero processate per aver messo incinti gli uomini senza il loro consenso;
– il congedo per maternità sarebbe molto più lungo di ora, avrebbe lo stipendio al cento per cento, e ai fini pensionistici ogni mese varrebbe doppio.
Con buona pace di Brunetta, tra l’altro.