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odio di classe. dei ricchi
Mi è piaciuto il pezzo di Serra sull’uomo a cui a Rimini hanno dato fuoco.
L’articolo è qui, ma ne copio qualche pezzo.
«C’è in giro una micidiale fregola di “normalità”, di benessere obbligatorio, di bei vestiti e belle facce, che evidentemente rende osceno e insopportabile, agli occhi di qualcuno, l’esistenza dei barboni, dei miserabili, degli sfigati a vario titolo che ancora si ostinano (e come osano?) a viverci accanto».
«… quella intollerabile sedizione sociale che è la povertà in canna, la miseria vera, quella antica e derelitta che si strascica per terra, quella che non si lava e non sogna più decoro».
«Nel governo c’è chi chiede (com’è ovvio la Lega) un censimento dei “barboni”, non so dirvi se con o senza impronte digitali. Ma un bel censimento delle paranoie sociali, senza fare i nomi dei coinvolti ma almeno elencando i sintomi, e azzardando qualche terapia, quando?».
Ha ragione.
Siamo sommersi di gente che vuole «ripulire», togliere, levare, tenere il mondo solo per sé.
E poi quell’altro dice che le tv lo prendono in giro, e che questo è intollerabile.
Dice che la sinistra – la sinistra: mica lui, che lancia palle di merda ogni volta che parla – dovrebbe ascoltare il discorso di McCain.
Ma per favore.
mah… a me invece Serra non tanto mi convince e penso che il guaio vero è l’ossessione per il decoro (urbano e non).
Poi è ovvio che le due cose possono mixarsi, ma la seconda è più complicata da “combattere”, e (anche perché) gode di un certo successo sia tra i ricchi che fra gli ultimi.
Ma a te non sembra che quando Serra scrive che «c’è in giro una micidiale fregola di “normalità”, di benessere obbligatorio, di bei vestiti e belle facce» stia dicendo che tutto ciò che è ammissibile ha a che vedere con un’idea esclusiva di decoro?
Io sono convinta che il decoro, l’alibi del decoro, l’ideologia del decoro – che si accoppia molto bene con una certa ideologia del «buon senso» come faro dell’azione politica – sia ciò su cui nel tempo si è venuta costruendo la legittimazione a ogni forma di discriminazione (e di esclusione, appunto) del diverso, dell’ex-centrico.
Hai ragione che il decoro piace a tanti, e che è per questo più difficile da eradicare, ammesso che l’eradicazione sia un obiettivo con il quale ha senso confrontarsi (credo di no, vista la sproporzione delle forze).
Ma a me pare che (anche) l’ossessione per il decoro – nelle sue varie forme: hai notato che non c’è nessuno che azzardi la vulgata di una definizione qualunque, o una standardizzazione qualunque del decoro? – abbia prodotto ciò che per esemplicità ho chiamato nel titolino del post «odio di classe».
La molla è la stessa: noi dentro, gli altri fuori.
Dirò perfino di più: azzardo che la fusione fra destra forzista e neonazismo/neofascismo all’italiana (cioè leghismo/forzanovismo) è avvenuta esattamente in grazia della condivisione del punto forte del decoro come discrimine esclusivo.
Federica, condivido, il decoro è un alibi, una scusa, il velo sotto cui nascondere l’odio e vincere le ultime resistenze. In fondo è molto meno difficile dire “io voglio il decoro” piuttosto che dire “io odio ogni forma di diversità”.
Esattamente.
Ti consente di considerarti ancora appartenente alla borghesia, all’universo politico dei «moderati», al milieu delle persone di «buon senso», e allo stesso tempo di rivendicare – quando serve – la tua appartenenza alla razza padrona, la tua eccellenza socio-economica, il tuo diritto-dovere di tenere il mondo pulito dalle scorie.