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milano, i toni borghesi di un’epica urbana
La notizia in se stessa è carina e potrebbe perfino tirare su il morale: un tale che, a Milano, cantava sotto i portici di piazza del Duomo (un artista di strada, dicono) è stato multato dai vigili urbani – pardon: dalla polizia locale – e la gente ha protestato in sua difesa.
C’è una frase, però, che finisce per rivelare un automatismo all’autoincensamento che va oltre la notizia; che dipinge un’epica urbana fatta di milanesi campioni di legalità e – insieme – di solidarietà: «A volte però i milanesi, che di solito approvano l’applicazione rigorosa delle norme, di fronte a una scena come quella di domenica sera alzano la voce».
nessuna tensione: siamo milanesi
E a badar bene, di frase significativa ce n’è anche un’altra: «Non che si fosse creata tensione, ma di certo intorno al «tenore» s’era radunata una ventina di persone, i vigili erano sette o otto».
Traduzione dell’essenziale: «I milanesi sanno ribellarsi alle regole con estrema compostezza, senza creare quella tensione così poco educata eccetera eccetera».
su quali basi?
Ora. Non è per essere pedante o malevola.
Ma quale studio sociologico o statistico è stato fatto per sostenere il fatto che i cittadini di Milano «di solito approvano l’applicazione rigorosa delle norme»?
Per dirlo, su quale autorità ci si poggia?
Io mi domando che senso ha questa lisciata di pelo, questa rassicurazione, quest’azione in nome di un movente preventivamente e complessivamente autoassolutorio, questa excusatio non petita (l’operazione si può chiamare in molti modi, mi sembra).
la capitale morale
Tra l’altro, a voler minimamente entrare nel merito (ma facilmente ammetto che la questione è opinabile, perciò ne parlo solo incidentalmente), come si può con leggerezza dimenticare gli anni della «Milano da bere» e tornare con ilare disposizione d’animo a rivendicare una sorta di primazia morale lombarda?
E ancora: non è che questa esaltazione dell’educato solidarismo milanese – dico così – sia l’altra faccia dell’antimeridionalismo, così ben rappresentato nella politica e sulla stampa di questi mesi?
la stampa
In quest’articolo io vedo (ma posso sbagliarmi) il solito «noi siamo bravi» che la stampa – massimamente quella locale, ma come si vede anche quella nazionale – ripete con ostinazione costante ai suoi lettori.
Si scrive «il romeno è ubriaco e investe il ragazzino», e si legge «noi siamo bravi».
Si scrive «arrestato per possesso di droga», e si legge «noi lettori non c’entriamo».
Si scrive «fiera campionaria, un’edizione da record», e si legge «noi siamo bravi».
e com’è finita, poi? non è chiaro
Tra l’altro, leggendo il pezzo mi riesce difficile capire se la multa all’anziano cantante di strada sia stata ritirata (come quella per la paletta di Tosi, per la quale tutto era regolare, ovviamente), pagata da qualche anonimo benefattore, o se il beau geste dei milanesi dal cuore grande così si sia esaurito in una molto composta spinta volontaristica a conclusione della quale il «tenore» si è dovuto tenere la multa e buonanotte al secchio.
Ma naturalmente, se la «notizia» ha l’obiettivo di rassicurare i lettori sulla loro eccellenza, capire com’è finita non fa grande differenza.
Tutto giusto, tutto vero.
Aggiungerei un’altra sfaccettatura: si vorrebbe dar(si) a bere di essere diventati una specie di Svizzera, ove regna pacifico l’ordine sociale, la gentilezza formale, (la dedizione per) il rispetto rigido delle regole.
Ora, chi come me in Svizzera ci ha lavorato da straniero sa innanzitutto quanto putridume e quanta violenza a volte si celi dietro tutto ciò. Inoltre, sa che lì il rispetto per la regola è costituzionale della cultura condivisa, mentre qui è un optional, un bluff: basta perderlo di vista un attimo e l’italianuccio medio torna ad essere il piccolo truffatore arruffone dei film di Totò, quello che mette il gomito sulla bilancia, evade le tasse, imbroglia nei rimborsi spese, non rispetta le code, sorpassa sulla corsia di emergenza ecc. ecc. ecc.
Basta vedere la macchietta che abbiamo eletto come Presidente del Consiglio….
Ciao, cometa
Macchietta?
Non so.
Macchietta è un po’ poco. E non nel senso che è un macchione, dico.
Comeeeetaaaa!!!
Sono diiiisperaaaataaaaaa!
😉