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About Me
Scrittrice e giornalista, ho lavorato per oltre vent'anni nei quotidiani, dimettendomi in agosto 2012 da un contratto a tempo indeterminato.
Ho scritto il noir 'Due colonne taglio basso' (Sironi editore), la storia d'amore 'L'Avvocato G' (Senza Patria editore), e il saggio 'Il paese dei buoni e dei cattivi' (minimum fax), in cui esamino e decostruisco le retoriche giornalistiche (*qui* tutti i link a tutti i pezzi giornalistici citati nel libro).
Alcuni miei racconti sono stati pubblicati in riviste e raccolte.
Mi occupo anche di scambi culturali fra l'Italia e l'Irlanda.
il paese dei buoni e dei cattivi
l'avvocato g
due colonne taglio basso
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Il titolo del Corriere e’ davvero fuorviante, negli USA le posizioni del Vaticano davvero non hanno gran peso… Sarebbe interessante andare a cercare questa ‘notizia’ sul sito della CNN o del New York Times.
Ho fatto un giretto approssimativo, senza cercare con troppo accanimento, ma non ho trovato niente.
Il Washington Post fa scrivere qui un ex componente del gruppo di ricerca sugli embrioni umani dei Nationals Institutes of health, il primo ente ufficiale a chiedere il sostegno economico federale alla ricerca sulle cellule staminali embrionali umane.
Il New York Times ne ha scritto ieri, qui, a proposito della fondazione dell’attore Michael J. Fox sul Parkinson.
La Cnn ne ha parlato, ieri, qui.
Nessuno di loro ha detto alcunché del Vaticano.
E passi che non ne dicessero niente i pezzi di ieri, visto che monsignor qualcosa doveva ancora parlare (ma non è che le posizioni siano una novità; sicché, se la si fosse voluta tenere in conto, dell’opinione del papa si sarebbe potuto scrivere anche ieri, così come dieci anni fa).
Ma il fatto è che non c’è assolutamente niente nemmeno oggi…
Si’, noi e i nostri media abbiamo la percezione di essere presenti, importanti sulla scena mondiale. Invece e’ il contrario, di noi si interessano davvero poco e niente (almeno in USA e UK). Vale pure per il Vaticano.
In effetti a me la cosa pare leggermente diversa. Mi risulta sia stato un giornalista a fare la fatal domanda al signor Barragan.
Un po’ tipo adesso ti chiedo questa cosa ed al mio articolo si attaccano a frotte.
Da noi c’è questa cosa perversa, che avviene anche coi politici, della ricerca della dichiarazione. E i gonzi stanno ad ascoltare o a leggere.
Esagerando un po’, ma neanche tanto, direi che pendoliamo tra la teocrazia e la dittatura.
E i tuoi colleghi (senza offesa) Federica spesso reggono lo strascico. Menomale che tu e pochi altri cercate di rendere merito al titolo di pubblico informatore.
Hai completamente ragione: i giornalisti reggono lo strascico.
In realtà, Andrea, i luoghi in cui essere «pubblici informatori» sarebbero i giornali, le radio, le televisioni, i siti internet, e non i blog.
Io, per esempio, non credo che il mio sia un blog di informazione, se non nel senso peculiare che fa una Tac alle notizie del giorno (scelte da altri, però: ed è questo che fa la differenza fra questo blog e un vero sito di informazione) e le disseziona in un’ottica e in un contesto sempre chiari, non mistificati, nel senso che mi preoccupo di rendere sempre chiaro da che parte sto nel raccontare la cosa di cui parlo.
Ma in realtà il vero problema è che nei giornali, nelle televisioni, nelle radio e nei siti internet non c’è grande spazio per esercitare la professione.
Tutto il peggio che si dice dei giornali è, purtroppo, maledettamente vero.
Ed è anche maledettamente vero che ci sono giornalisti che provano ad essere giornalisti nonostante tutto, ma tutto ciò che ne ricavano è l’esclusione, autoinflitta o subìta.
Comunque.
L’altro giorno leggevo sul blog di un giornalista del Corriere questa cosa: che per non morire nel primo semestre del 2043 come preconizzato da un guru americano (il giorno esatto della morte, però, non l’ha previsto), i giornali dovrebbero due punti «dedicarsi principalmente a informazioni elaborate che sono il valore aggiunto dell’era dell’informazione», e «collocare i fatti nei loro contesti, spiegarli in cornici teoriche, suggerire al lettore strade per agire rispetto ad essi».
Ora.
A parte il fatto che frasi come «il valore aggiunto dell’era dell’informazione» hanno su di me l’effetto delle unghie sulla lavagna, vorrei dire a questo blogger e a questo ca*** di guru che collocare i fatti nel loro contesto e spiegarli in cornici teoriche è ESATTAMENTE il compito di un giornalista di qualunque era e di qualunque tempo, digitale o analogico.
Ma – con buona pace del blogger e del guru – è esattamente ciò che non si può più fare nei giornali, nelle tv, nelle radio e nei siti internet.
Il tuo non è un blog di informazione in senso stretto. Cionondimeno è una finestra per vedere le informazioni in modo non banale e molto spesso, almeno per me, lo stimolo e il punto di partenza per andarmi a cercare le informazioni in modo indipendente.
Se permetti molto di più di quello che mi possono dare presunti tuoi colleghi che, a tappetino, riportano dichiarazioni di personaggi per reciproca convenienza e connivenza.
A me fa piacere leggere queste cose, però – sarà perché piove – mi sento in imbarazzo.