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risponde l’«operatore di culto» n° 7
Ho aspettato un giorno, per vedere se l’effetto-virus del dispaccio Ansa (che, forse, si ispirava a sua volta ai termini del comunicato stampa della polizia postale) potesse svanire con un puff.
E invece no.
Nella notizia relativa alle cento persone denunciate per pedopornografia sopravvive ancor oggi il curioso neologismo «operatore di culto cattolico».
Si può verificare qui, qui e qui.
Pruderie?
Meglio non dire «prete»? Forse non era ancora prete?
Veramente: ma che diavolo è, un «operatore di culto cattolico»?
Per associazione di idee.
Mi sembra che possa avere un suo perché la frase con cui si apre la mostra genovese «Against nature?» sull’omosessualità animale.
La frase è di un etologo dell’università di Oslo.
Eccola.
«Ci sono cose che vanno contro natura molto più dell’omosessualità; cose che soltanto gli umani riescono a fare. Come avere una religione o dormire in pigiama».
Però sul pigiama dissento.
uhm… io dissento anche sull’altra. per lo meno rifiuto che un etologo, anche se nientepopodimenoché dell’università di Oslo (con la O maiuscola), possa dire a me che cosa è secondo e cosa contro natura. allo stesso modo in cui rifiuto che me lo dica la chiesa o chiunque altro. io – personalmente – “sento” ciò che per me è secodo natura, e la ricerca spirituale (per me) lo è.
buona domenica.
Mi sembrava che il tono leggero e scherzoso del post fosse chiaro almeno quanto la natura provocatoria della frase dell’etologo.
E comunque credo che la religione – alludo alle religioni monoteiste – sia la forma più sublimemente inattaccabile di controllo sociale che sia mai stata concepita, e che nella sua pretesa di costituirsi come verità esclusiva sia la più pericolosa delle fonti di violenza (a volte anche solo verbale, per carità) che la storia abbia conosciuto.
si, chiarissimo, infatti anche il mio era un dissentire pacato e per nulla accusatorio. trovo anch’io esilarante (se non preoccupante) il dover inventare il termine “operatore di culto” per non dover dire prete.
l’umorismo del signor etologo però mi è del tutto estraneo. affiancare la religione al mettersi il pigiama, per quanto solo una provocazione, mi pare un farsi beffe di chi la religione la prende seriamente senza rompere le balle a nessuno, ed io trovo che ciascuno è libero di portare avanti le proprie convinzioni senza essere per questo sbeffeggiato. anche questa è violenza (solo verbale, ovvio).
e poi a cosa servono le provocazioni se non a portare avanti un’idea ?
sulle religioni “costituite” sono d’accordo con te se intese come strutture gerarchizzate di potere e di controllo delle masse. ma la religione è altra cosa. sarebbe come dire (con i dovuti distinguo) che lo stato è una cosa malvagia perché manda la polizia nelle scuole.
Esprime un’opinione, Piero; non si fa beffe di nessuno.
C’è differenza.
Permalosetto.
Bhe a me sembra abbastanza poco naturale indossare appositamente qualcosa per andare a dormire. Convenzionale sì, ma innaturale.
Ovviamente poi ognuno faccia come crede.
Ah, ognuno come crede anche per la religione. Mi basta che non cerchino di farmi credere a tutti i costi che hanno ragione loro. Sia per il pigiama che per la religione.
Non so, Andrea.
Io c’ho sta cosa che se non ho qualcosa che mi copre la schiena all’altezza delle reni mi sento come se ci fossero trentasei-trentasette gradi sotto zero anche in agosto…
Certe volte penso che dovrei provare le cinture Gibaud.
Esistono ancora?
Però, scherzi a parte: l’etologo non dice stricto sensu una ca*****; se «naturale» è ciò che è attestato in natura e non solo in alcuni suoi segmenti aprioristicamente scelti, beh, allora la religione e il pigiama – che sono del tutto assenti nella natura genericamente ed estensivamente intesa ed esistono solo nella frazione umana di essa – hanno l’apparenza di essere ben più culturali che naturali.
No?
Bhe, visto che entrambe concordiamo, al contrario del capo del governo, che non esiste la cultura unica, allora siamo d’accordo.
Credo che concordiamo tutti di quanto sia stupida la definizione di “contro natura” e penso che questo fosse lo scopo ultimo della battuta.
Le fasce lombari (per non fare pubblicità) esistono ancora. Che possa essere una valida alternativa al babydoll?
federica, mi stupisce una considerazione del genere da te. anche la borsa è innaturale, e anche strictu sensu nemmeno l’ipod e la marmellata di angurie sono secondo natura eppure l’etologo non ne parla. è evidente che le provocazioni non vanno lette strictu sensu, altrimenti non fanno il loro lavoro di provocazioni.
comunque la cosa che capisco meno in assoluto è questa fissazione a parlare di cose religiose. se parli dell’intollerabile sconfinamento del clero nella vita pubblica non posso che essere totalmente d’accordo. ma – di nuovo – che c’entra la religione in questo ?
Vi sono mancato? Ho preso solo un giorno e mezzo di vacanza dal computer 🙂
Mi spiace che qualcuno non prenda la spiritosa provocazione dell’etologo per quello che è, e se ne senta ferito.
Rimane il fatto che questa frase acutamente parla di “religione” e non di “ricerca spirituale”. In questo paese, intollerante contro chi non è cattolico, paese che rigetta ogni forma di laicità culturale ed oggi perfino giuridica, in cui si dà al capo spirituale di una (sola) religione la possibilità di interferire nelle questioni eminentemente politiche e giuridiche, insomma in questo stato di fatto confessionale, “religione” più che mai non è sinonimo di “spiritualità” ed ancor meno di “ricerca”.
Quanto all’idea di naturale, si tratta di questione delicata, fragilmente vittima del contesto culturale. Mi piace il taglio dato al titolo della mostra: non sentenziare su ciò che è naturale e ciò che non lo è, arrogandosi in definitiva un’autorità morale, ma chiedersi che cosa è contro natura.
Senza darsi risposte dogmatiche, ovviamente!
Sì, Cometa: ci sei mancato!
Piero, non so di cosa ti stupisca, ma prendo atto che ti stupisci.
Non ho nessuna fissazione a parlare di cose religiose: resta però che vorrei parlarne quando mi va.
Come dice Cometa, l’etologo parla di religione e non di ricerca spirituale, che tutti rispettiamo se non altro per il piccolo particolare (di cui ti ostini inspiegabilmente a non voler tenere conto) che tutti noi ne siamo, chi più chi meno, coinvolti.
Più che di una mia fissazione credo che si tratti di un tuo automatismo reattivo.
Andrea, ripiegherò sul baby doll quando qualcuno mi aprirà uno spiraglio verso il ministero…
Prima di quel momento mi tengo il pigiama e rinuncio alla Gibaud.
Tra l’altro: come fai a sapere che esiste ancora?
Sento una nota provocatoria. 😉
Ti ricordo che siamo più o meno coetanei, per cui occhio alle battute!
Ecco il link: http://www.dualsanitaly.com/italian/introduzione_gibaud.php
Quando cambierai idea consulta la linea termoterapica.
Io consulto la linea sport, e se proprio dovesse dirmi male con lo sci quella ortopedica 😛
Sul sito dice che Gibaud sostiene l’azione.
Il problema è «quale» azione…
Potrebbero fare una Gibaud di pizzo, però…
Ah biricchina, e magari anche una modello reggicalze. Che dici, una linea “night”? Con l’età media che si alza potrebbe esserci un mercato.
Se gli proponi l’idea puoi tenerti i diritti.
Beh.
Tu ci scherzi, ma io in palestra la mattina le vedo, le donne di oltre sessant’anni con le autoreggenti e con biancheria intima da pantera!
Stiamo parlando solo di donne! Su, maschietti, nessuno cede alle lusinghe della leggendaria pancera ai primi freddolini autunnali?
Vedi che mi dai ragione. Sarebbe una fetta di mercato importante.
Andrea, per il momento è solo… una fetta!
Io me la ricordo la panciera! Me l’hai fatta ricordare!