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remoti passati (di scuola)
L’immagine arriva da qui.
update di oggi, domenica 19 ottbre 2008: la didascalia è stata corretta.
L’immagine arriva da qui.
update di oggi, domenica 19 ottbre 2008: la didascalia è stata corretta.
certe cose te le IMPARANO da piccoli, ma se l’ITAGLIANO non lo sai… SALLO!
Sbagliamo tutti, lo so; e non è carino sottolineare gli errori altrui.
Però questo era un errore simpattico; non ho resistito.
Mi ha fatto venire in mente «Il lampo» di Pascoli:
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tragico tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.
A parte «La cavallina storna», che ho sempre detestato (più per l’apparato retorico che ha mobilitato a beneficio dei cuori impressionabili degli studenti dei miei tempi che per la sua vera natura), Pascoli mi piace moltissimo.
«Il gelsomino notturno», «La tovaglia»…
Che belli.
Appena dopo «L’interpretazione dei sogni» di Freud: si vede proprio che la psicoanalisi era nell’aria.
Vabbè. Con questa esibizione di cultura ho pareggiato il tiramisu.
(Chiudo la ruota di pavone e torno a fare il tacchino)
Scusa!!…ma non mi toccare il Pascoli! Non sono esegeta di letteratura italiana, ma è evidente che lì proprio lì ci andava l’allitterazione. Prova a declamarla con “apparve sparì”: tutto si smoscia, s’afloscia, si sganascia la bagascia! (florilegio di punti d’èsclamazione)
Le immagini del Pascoli, anche quando funereggiano, zampettano in punta di piedi come ballerine classiche e paiono non voler mai venir giù.
Invece, quello “scomparse” al posto di “scomparve” mi pare più pesante, più terreno. Più tragico. Bello.
No, un momento: io adoro Pascoli!
E “apparì sparì d’un tratto” è fan-ta-sti-co.
Come “s’aprì-si chiuse nella notte nera”!
Dicevo solo che m’era venuto in mente per associazione di idee, nel senso che Pascoli era spaziale, la didascalia no!