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massima libertà al maestro berlusconiano
Mi hanno raccontato di un docente delle elementari che stamattina ha detto in classe che lui non ha voluto scioperare perché non condivide «certe forme di protesta».
Nel merito, vorrei chiedere a questo docente quali altre forme di protesta ritiene abbiano un senso per un lavoratore. Lasciando correre la mia immaginazione, io visualizzo una scena in cui l’insegnante chiede «scusi, governo: posso dirle una cosa?», il governo risponde «no», e lui allora dice «vabbè, in fondo s’è fatto tardi: è meglio che vada a lavorare».
Nel metodo: tutti pronti a imbufalirsi – questi figuri – quando un maestro dovesse dire in classe che condivide le ragioni di uno sciopero, o quando un genitore porta il figlio a una manifestazione; ma tutti zitti – gli stessi figuri – quando un insegnante prende posizione in classe a loro favore, mettendo i bambini in condizione di acquisire – perlomeno temporaneamente, perché le strade attraverso le quali si forma una convinzione sono ben più accidentate di un banale indottrinamento, e risentono di molte più influenze vitali – il suo punto di vista senza alcuna possibilità di revisione critica, per sproporzione delle forze.
Tra l’altro, quanto alla ipotetica strumentalizzazione dei genitori, io avrei da dire che la vicenda mi sembra più vicina a una questione di dialettica domestica.
Nel senso che mi sembra infinitamente più normale – fatte salve le dialettiche esplosive dell’adolescenza – che a influenzare le opinioni di un bambino o di una bambina sia una madre, oppure un padre, piuttosto che un insegnante.
Sarà partito il mio commento precedente? Mah… mi sa che se l’è magnato il server….
In tal caso, cara dottoressa Sgaggio, Le ricordo un notiziuola di qualche giorno fa che forse chiarirà meglio la forma di lotta dura scelta dal maestro.
Voglia perdonare il toscanismo finale.
Suo aff.ssimo Cometa
http://libertalhovista.blogspot.com/2008/10/uno-sciopero-pi-civile.html
Carissimo Cometino,
il tuo post non era affatto sfuggito a queste grinfie, tant’è che l’avevo linkato illo tempore.
Guarda un po’ in fondo a questo post…
😉
Dottoressa! Non Le sfugge proprio nulla! Penza a nnoi ggiorno e nnotte. Proprio come Lui, Il Presidente “VIZI Dorme poco di notte. Legge i giornali alle due del mattino. Guarda i dossier col «dottor Letta» alle due e mezza. Qualche volta compra oggetti alle televendite • Detesta l’aglio” (tratta dal Catalogo dei viventi di Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini, edizione 2007)
Cometinino, non ti sognare mai più di paragonarmi a un tipo del genere.
(A parte che l’aglio è meraviglioso).
Wow Federica, se ti piace l’aglio è più sicuro per te se non ci incontriamo! 😉 (con rispetto parlando s’intende)
Ma perché? Tu sei uno che li uccide, i mangiatori d’aglio?
In realtà preferisco la cipolla, ma in generale non tollero i cibi senza aromi, senza sapori-base.
Mi sembrano pietanze da ospedale.
Comunque quando aglio e cipolla sono usati per dare corpo alle pietanze non originano quegli aliti esiziali che vengono prodotti da cose come spaghetti aglio olio e peperoncino.
L’arte culinaria è mescolare i sapori senza farli prevalere gli uni sugli altri.
Faccio ammenda.
L’ultima mia frase del commento precedente è sapientina.
No, intendevo il contrario. Anche io adoro aglio e cipolla ed ho una autentica venerazione per le ragazze che superano questo tabù (sempre con rispetto parlando).
Tanto per dire, ragazze che non compariranno mai su style magazine.
Ah, beh.
Allora io non c’entro.
Non sono mica una ragazza.
Perché sennò mi offendevo, eh: su certe rubrichine di Style Magazine farei la mia porca figura.
Sogno da un bel po’ di tenere una rubrica di moda.
Essenzialmente per dire una cosa che per me – quando si tratta di stile – è più importante di qualunque altra regola: bisogna avere sempre sempre sempre, comunque si sia vestite, un elemento completamente incongruo con l’insieme, preferibilmente un po’ kitsch.
Elegantissima con tubino e filo di perle? Calze coprenti, scarpe basse e cappellino giallo.
Gonna lunga un po’ irish traveller? Body aderente e scollato tinta unita e collana gigantesca in colore contrastante.
Cappotto di – o «con» – pelliccia? Borsa di lana cotta a fiori di colori sgargianti e scarpe modello suora coi piedi tendenti al gonfio.
Per dire.
Secondo me avrei un futuro.