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mara e gabriella, due gran teste
Il video qui sopra ha un suo perché.
Ci sono Mara Carfagna, showgirl florida, sana e ricolma di virtù (anche culturali, come si apprenderà nel video) e Gabriella Giammanco, giornalista di Rete4, entrambe riconvertite alla politica nelle more della loro giovinezza.
Mara, come sanno anche le pietre, è diventata ministressa, ha da poco pubblicato il saggio «Stelle a destra», e ha nel tempo curiosamente modificato le proporzioni fra la totalità della superficie del suo viso e l’area occupata dagli occhi.
Gabriella è diventata parlamentare di quel gruppo che, dichiarandosi politico, si fa cionondimeno chiamare popolo delle libertà (non so se mi inquieta di più «popolo» o «libertà» al plurale, ammesso che nel frattempo non l’abbiano singolarizzata con un tacito editto).
Segnalo anche altri due video.
Questo è un provino di Mara: purtroppo il commento sonoro, con accompagnamento di insulse risate, è nello stile di Striscia la notizia, ma la cosa rende comunque l’idea di quanto opportuno sia insegnare ai nostri figli la virtù dell’ostinazione.
Questo, invece, un servizio giornalistico di Gabriella, che attualmente serve il Paese nelle commissioni Cultura, scienza e istruzione, e Lavoro pubblico e privato (lavoro pubblico e privato?!).
Ai più autolesionisti consiglio anche la lettura attenta di questo documento simil-intervista, nel quale si potranno apprezzare perle come queste.
(Domanda che viene fatta alla Giammanco): La riforma colpisce perché, rispetto agli ultimi anni al centro del ragionamento c’è la singola persona.
Oppure:
(Qui parla Gabriella) «Penso che il grembiule rappresenti innanzitutto un simbolo e che favorisca il senso di appartenenza ad una comunità. La divisa è dei militari, è dell’esercito, è di un gruppo che ha regole condivise».
L’esercito è un gruppo che ha delle regole condivise.
Le comunità no.
Nelle comunità ognuno fa un po’ come ca*** gli pare.
A meno che – ovvio – non gli infiliamo addosso una divisa.
Segnalo anche questo, già che ci sono. Sempre all’ultimo link, l’estensore di questo pezzo – che oserei definire assolutamente equilibrato – scrive (invito a notare la profusione di maiuscole, secondo l’uso vigente):
«Il centrosinistra ha criticato la scelta della maggioranza di Governo di affidarsi al voto di fiducia per affrontare la riforma della scuola che ha visto protagonista il Ministro Gelmini. Secondo l’opposizione, con la scelta dell’Esecutivo, è mancata le necessaria discussione che il provvedimento meritava. Ci ha pensato Gabriella Giammanco, giornalista professionista e parlamentare del Popolo della Libertà alla prima esperienza, a dimostrare che il voto di fiducia non mortifica la politica. È stata lei senza volerlo, a smontare le polemiche strumentali della sinistra (…) La settimana scorsa, durante la discussione sul provvedimento, la parlamentare ha fatto ”parlare la politica del fare”. Certi soloni, maestri della pedagogia, avrebbero preferito discettare, nell’emiciclo, sui massimi sistemi, sugli effetti del 68, sulla eterna crisi generazionale. Gli italiani sono alle prese, però, con altri problemi. In un periodo di difficoltà economiche molte famiglie hanno difficoltà a programmare le vacanze. Il mese di Settembre è quello che, per ovvi motivi, offre migliori soluzioni. Molto spesso gli italiani hanno difficoltà nel prenotare perché non è dato sapere, in tempi ragionevoli, l’inizio dell’anno scolastico. Ecco allora che dal pragmatismo di una giovane parlamentare nasce una semplice ed efficace proposta che impegna il Governo e che, probabilmente, aiuterà i bilanci di molti nuclei familiari. L’odg presentato dalla Giammanco chiede “che la data d’inizio dell’anno scolastico possa essere resa nota alle famiglie entro la fine dell’anno scolastico precedente a quello di riferimento».
Lo ricordo: è in commissione Cultura.
….aaargh! Taglio infame! Non potrò più dormire finché non saprò qual è il posto più strano dove ha fatto l’amore!!!
“è in commissione cultura”, vengono i brividi.
Il problema è che, per ottenere discredito in seguito alle proprie esternazioni, le donne e gli uomini di Berlusconi dovevano avere qualche credito. Ma poiché fin dall’inizio non avevano alcun credito, che non fosse la strizzatina d’occhio del loro caro leader, che discredito possono ottenere? Metaforicamente parlando: che senso ha scandalizzarsi se un asino non sa volare? Bisognava pensarci prima di montargli in groppa e gettarsi dall’aereo.
(E’ quello che i finanzieri d’assalto chiamano – chiamavano, prima di estinguersi in una settimana – maturity.)
Carlo, non ho capito bene: la maturity è quando vedi un asino che vola fuori dall’aereo e dici: «Col ca*** che ti salgo in groppa! So benissimo che non sai volare, non mi freghi!»?
😉
In effetti, Cometa, un tagliaccio. A quel video manca la notizia.
Quanto più basso è il rischio, tanto più alta la maturity. Quanto più bravo l’asino a volare, tanto più in alto vola l’aereo.
A meno che da un giorno all’altro nessun asino sappia più volare. Allora sì che sono ca*** (plurale) per dirla alla Sgaggio.
Secondo me il mio asino se la cava ancora abbast…
Ops.
Sono caduta!