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lo stato delle istituzioni
Questo è un ministro della Repubblica italiana nata dalla Resistenza.
Non della repubblica di Salò.
Deve aver scambiato Concita De Gregorio per una delle servette che per la sociologia fascista costituiscono un terzo della popolazione femminile, gli altri due terzi essendo probabilmente rappresentati dalle puttane e dalle sante.
Capiscilo. Gia’ che un giornalista italiano osi criticare un “Ministro” in televisione. Ma addirittura una donna. La Russa non ci ha visto piu’.
è un vero schifo, La Russa è un ******* che fa il prepotente perché ha di fronte una donna. In occasioni come questa emerge la vera tempra, il carattere onanista e represso della destra che governa. Ma l’episodio è anche misura preoccupante di quanto la destra creda veramente alle panzane che racconta e cioè che è giusto e sacrosanto citare i soldati morti per calmare gli animi e che far notare la cosa è un’impudenza bell’e buona. è impudico e vergognoso puntare uno spillo nel pallone gonfiato sui patrii altari, tantopiù se chi la puntatrice è femmina.
Mi faccio pena da solo a esser governato da questo ******.
Censura pure, Sgaggio, mi rendo conto che l’insulto non paga.-
Fatto, Carlo.
Ma spiego meglio.
Il primo termine asterischizzato (terminava in -ide) intendeva significare l’appartenenza del parlante a una specie animale nota, come d’altra parte gli umani, per la sua grande produttività (si dice d’altra parte che non se ne butta niente).
Il secondo termine intendeva riferirsi alle escrezioni che – quando tutto funziona a meraviglia – un organismo vivente produce a fini di salute.
😉
Semplicemente viene fuori la tempra del vigliacco.
Non solo si nasconde dietro il lutto per delle vittime sul lavoro (il fatto che portassero una divisa non aggiunge ne toglie nulla a questo). Ma aggredisce chi glielo fa notare. A me più che altro fa venire in mente uno di quei cagnolini, piccoli e brutti, che ti abbaiano come dei forsennati da dietro le gambe dei loro padroni.
Ma comunque preferisco che persone così facciano vedere la loro tempra; in fondo, in questo modo, si discreditano da sole.
Non io, certamente non voi, ma QUALCUNO lo ha eletto questo primate…
e l’altro…
e l’altro ancora…
Andrea, no.
Non si discredita affatto, se non agli occhi di coloro che già non l’avrebbero votato.
Al contrario, dà forza a chi come lui pensa che la politica sia un esercizio di volgarità, e si sente confortato dal fatto che uno così riesca a dire quelle bestialità in tv.
Guarda tu stesso, Andrea.
Su Youtube, di quel video non c’è solo la versione che ho inserito qui io.
Ce ne sono anche altre.
Leggi, in calce a qualcuno di quei video, i commenti.
KLeggi quanta gente dice che La Russa ha ragione.
E poi dimmi se questi si squalificano o invece spostano in là – come io credo – il confine dell’accettabile.
Federica, probabilmente hai ragione. Rimane sempre il fatto che un comportamento come quello di La Russa è un comportamento da vigliacco, da uno che si mette ad urlare perchè non sa come altro controbattere. A questo tipo di gente bisogna dirglielo in faccia, senza perdere la calma. Bisogna dirgli: “perchè urli? Di che cosa hai paura? Perchè ti sono ceduti i nervi? Ti rendi conto che stai facendo la figura del babuino? (hai predente i babuini quando strillano e fanno vedere i denti? Ecco proprio quell’immagine lì)” e vedi che o esplodono definitivamente o si smontano come la maionese quando l’hai sbattuta troppo.
No no.
Se il problema fosse – come mi pare la tua descrizione sottintenda – una questione di “supremazia” individuale, hai senz’altro ragione tu.
Cioè: io vedo La Russa, gli parlo, lui strilla, io gli dico “ma perché strilli?”, e lui fa la faccia del babbuino.
Ma qui il problema non è aggiudicarsi la vittoria in un match in cui si confrontano due singoli.
Qui è in gioco l’immagine volgare e maschia di istituzioni che agli occhi di molta, troppa gente deve effettivamente essere così.
Molta, troppa gente pensa che sia venuto il momento di “cantarle chiare”.
Qualunque cosa questo significhi.
Scusami se azzardo: ma temo che la tua ricostruzione sia una sorta di riduzionismo.