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la serena sereni e l’handicap del privilegio
Lei è Clara Sereni, scrittrice di famiglia cospicua, figlia di Emilio – ministro ebreo e comunista, vicino a Togliatti – e di una madre i cui genitori furono rivoluzionari russi.
Il marito è lo sceneggiatore Stefano Rulli, del duo Rulli e Petraglia.
Matteo, 30 anni, è il loro figlio schizofrenico.
Lei è presidente di una onlus che ha – credo di capire dall’intervista che leggo qui – ha in affitto un appartamento umbro nel quale vivono alcuni giovani con handicap psichici, dei quali la fondazione promuove l’autonomia in vista del momento in cui i genitori non saranno più accanto a loro.
Ebbene.
Ecco cosa dice: «La pensione d’invalidità e l’assegno d’accompagnamento percepiti dal figlio sono, per molti, una sorta di risarcimento per la tegola che è caduta loro in testa. Un buon numero di altri accantona quei soldi, appunto, per il “dopo di noi”. Quasi nessuno li utilizza perché quel figlio abbia, fin d’ora, una vita degna di essere vissuta».
Io, invece – ci sta dicendo Clara Sereni – lo faccio.
Io, invece – ci sta dicendo Clara Sereni – sono brava.
Secondo Clara Sereni, la pensione e l’indennità bastano, senza il soccorso di percorsi di privilegio variamente conquistati dai singoli genitori dei singoli handicappati, a costruire « fin d’ora, una vita degna di essere vissuta»?
Sono così stufa, stanca, esausta, di queste storie edificanti di conquiste intelligenti, di quadrature del cerchio.
Certo: ognuno ha il suo percorso esistenziale. E ogni percorso esistenziale ha una sua verità.
Ma per la miseria: come si può dimenticare con tanta leggerezza l’enormità delle difficoltà delle persone che non provengono da un privilegio?
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