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un favore alla famiglia (cristiana)
Volentieri aderisco alla richiesta di Piero, che mi domanda di dar spazio a questa lettera di solidarietà a Famiglia cristiana, così chiunque voglia firmare l’appello di Beati i costruttori di pace può farlo arrivandoci anche da qui.
La lettera si chiude con una frase in cui si chiede al direttore del settimanale dei paolini di accettare di «essere segno di contraddizione non solo nella società, ma anche dentro la Chiesa. Siamo in tanti a chiedervelo», si legge, «perché siamo ormai in troppi ad averne bisogno».
Pur condividendo larga parte delle valutazioni e delle affermazioni della lettera, mi pare giusto precisare che io non la firmerò, per due motivi che mi sembrano seri.
In primo luogo, perché non mi sento parte della chiesa.
In secondo luogo perché non mi sento tra quelli che hanno «bisogno che i paolini siano segno di contraddizione nella chiesa», perché dalla chiesa non mi aspetto assolutamente niente, e men che mai dai suoi regolamenti di conti interni, per quanto animati dalle migliori intenzioni possibili. Mi rendo conto che «regolamenti di conti» può sembrare un’espressione forte, ma secondo me le cose vanno chiamate con il loro nome anche se riguardano la chiesa.
Ho trovato molto interessanti questi articoli rilanciati da un post di Stefania Ragusa: http://www.stefaniaragusa.com/2008/08/su-famiglia-cristiana.html .
Anche io non firmo perche’ non faccio parte della parrocchia; invece mi aspetto molto dalla chiesa come da tutte le strutture di socializzazione e partecipazione (oltre all’oratorio, io ci metto anche scuola, sindacati, circoli bocciofili, ecc). Bisogna ripartire dai fondamentali triti e ritriti del vivere civile, cosucce del tipo: tolleranze, rispetto del diverso, ecc. ecc.
In ogni caso tira veramente un’ariaccia.
Ciao
Cacioman
grazie del supporto “esterno”, Federica. hai ragione, è l’appello di una parte della chiesa verso un’altra parte della chiesa, ma su temi come questi aborro l’idea di “schieramento”.
credo che a tutti sia evidente che cio che è in gioco è ben più della generica ammissione che le misure del governo abbiano preso una preoccupante piega razzista. in punto è che fin’ora il monoblocco governo-vaticano-cei non ha mai avuto un serio contraddittorio, ora ce l’ha ed è pure “interno”, cosa assolutamente inedita.
anche le grandi rotture hanno inizio da una breccia e per me il fatto che questa breccia ci sia è una bella notizia.
in questo quadro, saranno pure affari loro, regolamenti di conti interni, ma il fatto che delle persone diano pane al pane senza farsi intimidire dall’autorità (che per “loro” ha un valore) è una cosa positiva, e se ci sono persone che scrivono una lettera per dire “bravi, avete fatto bene, avete anche il mio appoggio”, io mi unisco volentieri a loro, anche se non sono parte della loro gente.
ciao