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«maestra, non è colpa mia!»
ISLAM: DANNI SEDE TREVIGIANO; LEGA «ASSOLVE» I DUE RAGAZZINI (ANSA) – TREVISO, 31 LUG – Il consigliere regionale e segretario della Lega a Treviso, Gianantonio Da Re, «assolve» i due 16enni denunciati perchè ritenuti i responsabili di una sassaiola contro una sede islamica a Nervesa della Battaglia (Treviso).
Uno dei due denunciati dai carabinieri al tribunale dei minori è figlio di un assessore leghista a Nervesa. «Le provocazioni da parte dei frequentatori di quel centro islamico ci sono sempre state», avverte Da Re. “Se poi si verifica qualche episodio come il lancio dei sassi, pazienza”».
il prudentissimo primo cittadino
«Più prudente la posizione del sindaco di Nervesa, Fiorenzo Berton, anch’egli esponente del Carroccio. «I ragazzi nella loro ingenuità hanno sbagliato e pagheranno. È un comportamento», ha detto, «che va stigmatizzato anche se comunque farò di tutto per far chiudere quella sede che di fatto è una moschea ed è situata in un punto molto pericoloso per la viabilità». Per Berton a sbagliare sono state però anche le forze dell’ordine che hanno manifestato «mancanza di intelligenza sociale» informando la stampa che uno dei due è figlio di un esponente leghista e gettando quindi benzina sul fuoco delle prevedibili polemiche».
la «carta di treviso» e il diritto di cronaca
Mi permetto di dire al sindaco che non sono state le «forze dell’ordine» (locuzione che trovo orribile) a «mancare di intelligenza sociale» (che cos’è, esattamente, l’«intelligenza sociale»?), ma sarebbero stati – eventualmente – i giornalisti a non rispettare i dettami della Carta di Treviso (che vieta la diffusione dell’identità di un minore coinvolto, da vittima o da protagonista attivo, in fatti di cronaca), se avessero pubblicato il nome.
Ma poiché non risulta che del ragazzino sia stata diffusa l’identità (a meno che a Nervesa il numero di assessori leghisti sia pari a uno), dire che il minore è genericamente figlio di un esponente leghista è cosa non solo legittima, ma anche ampiamente giustificata dal diritto di cronaca.
il vandalo selettivo…
Perché, vede, signor Berton: se un ragazzino va a gettar sassi contro una sede islamica (e non a fare vandalismi generici, per dire), può anche essere che accada perché a casa sua o nel suo ambiente di vita sociale (o in tutti e due i contesti) gli adulti gli hanno dato qualche motivo di credere che simili comportamenti siano ammissibili, giustificabili o addirittura commendevoli.
… e le lezioni di morale
Si faccia dire, signor Berton, che chi, adulto, porta a passeggiare un maiale sul terreno dove dovrebbe essere eretta una moschea (sapendo che per un islamico quel terreno a quel punto diventa sconsacrato), o – facendo parte dello stesso gruppo politico del conduttore del maiale – approva la passeggiata del suino, non può fare la morale a chi, ragazzino, getta sassi su un edificio islamico.
mai che si riconosca di aver gettato noi la benzina sul fuoco, eh?
E ad accendere il fuoco è la mano che ha condotto quel maiale, signor Berton; non la diffusione della notizia che a far la sassaiola è stato il figlio di un leghista.
è solo viabilità, politica e razzismo non c’entrano
Apprendo poi con il compiacimento di chi vede (purtroppo) dimostrata una sua interpretazione che il sindaco farà di tutto per fare chiudere quella sede perché «è in un punto molto pericoloso per la viabilità».
Solo questioni tecniche, naturalmente.
Solo buoni motivi. Niente di politico, ci mancherebbe altro.
Solo buon senso.
L’edificio islamico chiude per il bene degli islamici.
Non sia mai che un suv targato Tv (sulle bandine azzurre laterali della targa la sigla c’è, a volte) ne falci sei o sette mentre attraversano in quel punto molto pericoloso per la viabilità…
le parole per dirlo
Quanto al resto, voglio solo far notare che per l’Ansa (che definisce «prudente» la posizione del sindaco) il segretario leghista di Treviso non dice, sostiene, ritiene o crede o esprime l’opinione secondo cui «le provocazioni da parte dei frequentatori di quel centro islamico ci sono sempre state».
No.
Per l’Ansa, il segretario leghista «avverte».
Nessuna sfumatura di presa di distanza, nessuna preoccupazione di identificare l’affermazione come dipendente da un giudizio altrui, opinabile e soggettivo; ma, anzi, una validazione totale di un punto di vista accreditato come oggettivo.
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