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già su gaber avevo i miei dubbi…
È passato molto tempo dal primo momento in cui ricordo di aver provato qualcosa di molto simile al disagio, a un disorientamento razionalmente poco chiaro, intorno al tema – diciamo così – «destra/sinistra».
Ero andata a vedere uno spettacolo di Gaber, che supponevo fosse di sinistra (il punto non mi è del tutto chiaro nemmeno adesso, ma non fa niente).
In platea, c’era anche una mia conoscente che per quanto ne sapevo era di destra e per quanto avevo lungamente e quotidianamente potuto verificare in prima persona era anche formalmente e sostanzialmente idiota.
Applaudiva moltissimo e rideva chiassosamente, e per le stesse cose che piacevano a me.
Questo mi fece sentire disorientata.
Temo di non essermi più ripresa da allora.
Non so se a quello spettacolo di Gaber c’era anche il sindaco di Firenze Leonardo Domenici (o Walter Veltroni, se è per questo; o perfino Massimo Cacciari, ipotesi).
A giudicare da alcune loro scelte e da alcune loro parole potrei quasi scommettere di sì.
Prendiamo questo splendido discorso di Domenici, che parla dopo che – secondo la denuncia – sette ragazzi fiorentini hanno violentato una ventitreenne dopo averla fatta ubriacare pesantemente.
«Quanto è successo deve far riflettere. Viene confermata la necessità del controllo sull’uso e l’abuso degli alcolici».
Ecco, mi dico: ma uno così è di destra, di sinistra, o cosa?
Cosa, credo.
È cosa, mi sa.
Chi la fa l’opposizione in Italia? Famiglia Cristiana (n. 31):
“In un’Italia in piena crisi (il 40 per cento degli italiani non fa nemmeno una settimana di vacanza all’anno), anche un gesto di sobrietà sarebbe apprezzabile. E invece, il Palazzo abdica alla moralità, abbandonando a sé stesse milioni di famiglie. Bastano propaganda politica (ma la campagna elettorale non è finita da mesi?) e fumo negli occhi, a distrarre gli italiani dall’assenza di una vera idea per risollevare il Paese. Tanto c’è l’alibi dell’aumento del petrolio o il pericolo di rom e immigrati: e via allora con i “fuochi d’artificio” a illudere l’opinione pubblica.
Di emergenza in emergenza, oggi tocca agli immigrati (e domani?): problema vero, ma non siamo all’invasione. I provvedimenti straordinari (quanto disumani) hanno suscitato pure lo stupore del Quirinale. Se sono loro il problema nazionale, perché nelle scoppiettanti conferenze stampa del presidente del Consiglio non se ne fa cenno?
A quando un Paese normale, maturo e responsabile, che affronti i veri problemi, rinunciando agli allarmi propagandistici per soli calcoli elettorali? Almeno, risparmiamo agli italiani l’ipocrisia della retorica: che «tutto è fatto per ragioni umanitarie e per il loro bene». Ma da quand’è che è scoppiato l’amore dei politici per rom e immigrati?”
Vero.
Tra le poche parole condivisibili che si leggano in questi giorni.
Voglio solo aggiungere che il 30 giugno avevo fatto un post con queste parole (e anche altre):
«Ma questa Famiglia cristiana è la stessa Famiglia cristiana che ha fatto a pezzettini Prodi, la sinistra, e perfino il Partito democratico? La stessa che ha fatto a pezzettini la cristianissima cattolicissima Eugenia Roccella quando – ex responsabile del cosiddetto family day – la poverina ha detto che la legge 194 sull’aborto aveva funzionato?
Perché se è la stessa Famiglia cristiana, io ho da farle una domanda ruvidamente sintetizzabile nella formuletta «che ca*** vuoi, adesso?». Prima hai fatto fuori i cosiddetti cattolici di sinistra, e adesso ti aspetti che il governo che hai sostenuto non dimostri le posizioni razziste che si poteva facilmente prevedere avrebbe avuto?
Vorrebbero, gentilmente, i cattolici decidere da che parte stanno, invece di occupare tutti gli spazi politici possibili, dalla destra integralista e antirivoluzionaria al sindacalismo (letteralmente «ingoiato» dal family day e mai più uscito allo scoperto da allora, da quando – cioè – la chiesa se l’è mangiato)?
Succede, con Famiglia cristiana, quello che succedeva con Wojtyla: tutta la sinistra a dire «che figo: ha detto che è contro la guerra in Iraq» e poi a incazzarsi quando faceva il suo mestiere di papa anticomunista.
Ma io dico una cosa, però: se i cattolici vi piacciono tanto, teneteveli sempre, mica solo quando vi fanno comodo».
(Ovvio che quando dico «se i cattolici vi piacciono tanto», non mi rivolgo a lei, Carlo, che ringrazio per i suoi commenti).
Succede ai cattolici che ingaggino il nemico di turno con tutte le loro forze e quando poi vincono, e spesso vincono, si accorgano di aver troppo vinto; ovvero vinto troppo. E’ un po’ la loro maledizione. Wojtila ne è stato l’emblema: prima ha sostenuto l’occidente contro il comunismo con ogni mezzo (la ragione di fondo? Il comunismo si dichiarava ateo). Poi, quando il comunismo finì, egli si rese conto che dio, o gli dei, erano passati dalla soffitta comunista ai centri commerciali del capitalismo. E allora via con una nuova lotta.
Non mi si fraintenda, ho una discreta stima di Wojtila e perfino di Ratzinger, ingiustamente e stupidamente irriso e biasimato. Ci sono pagine mirabili di Ratzinger su integrazione, fede, ragione e scienza (tra l’altro sono tutte on-line). Quanto lei ricorda in merito a Wojtila proprio fra le cose me lo rendono mirabile: contro la guerra in Iraq e al tempo stesso fermamente anticomunista.
Sulle perplessità in merito all’atteggiamento di Famiglia Cristiana e dei cattolici italiani in genere sono pienamente d’accordo: soprattutto con Berlusconi, bisognava essere durissimi da subito, sicuramente almeno dopo il vergognoso quinquennio 2001-2006 e preferibilmente, ma tanta lungimiranza non può esigere da tutti, fin dal 1994.
Le dirò perché volentieri leggo il suo blog, Federica: perché è arrabbiato ma non estremista. E’ indignato ma senza la bava alla bocca. Inoltre vivo nel nord est, che osservo da dentro, come forse fa lei, e mi sembra di condividere il malessere civile sempre meno latente fra chi usa ancora la propria testa.
Un saluto CS.
Estremista, in effetti, è una di quelle parole sulle quali è proprio difficile intendersi.
Tant’è vero che nella campagna per le amministrative veronesi, per dire, l’ex sindaco Paolo Zanotto, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici e persona di rara mansuetudine politica, era dipinto con la sua giunta come un «estremista» e il leghista Tosi, che aveva e ha a fianco Veneto fronte skinheads, integralisti cattolici e Fiamma tricolore era diventato – miracolo dei miracoli compiuti dall’immaginario collettivo, aiutato a sprofondare nell’equivoco da qualche spintarellinina della stampa – era diventato l’alfiere dei «moderati».
A parte che la moderazione in genere, come categoria dello spirito, riesce a irritarmi quasi come la categoria del buon senso – con la quale condivide l’impossibilità di essere definita – quel che voglio dire è che se proprio dovessi definirmi, in effetti direi che sono, più che estremista, francamente radicale.
E come a lei non sfugge, anche le formiche radicali, nel loro piccolo, s’inca*****.
Ma ringraziano anche.